CABROS DE MIERDA di Gonzalo Justiniano, 2017 – Selezione Ufficiale

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Samuel è un missionario americano appena ventitreenne che arriva in Cile agli inizi degli anni Ottanta, in piena dittatura di Pinochet, per vivere insieme al popolo di un misero sobborgo di Santiago e nel contempo per praticare la sua azione di evangelizzazione. Il ragazzo prende alloggio in casa di Gladys, donna di carattere che insieme ad altre del quartiere porta avanti una attiva resistenza nei confronti del regime. Samuel, quasi senza volerlo, ne sarà coinvolto sentimentalmente e ne seguirà l’azione clandestina rimanendone invischiato a tal punto da mettere quasi a rischio la propria vita.

Gonzalo Justiniano è un regista, produttore e sceneggiatore cileno che da anni si occupa di problemi sociali del suo Paese, riuscendo ad ottenere con i suoi film numerosi riconoscimenti internazionali. Attraverso il racconto del protagonista Samuel Thomson (Daniel Contesse), che con l’aiuto della sua macchina fotografica ci mostra anche interessanti documenti storici di repertorio riguardanti quel tragico periodo, il regista desidera contribuire al ricordo di tutte quelle numerose donne che come Gladys (Nathalia Argonese) seppero portare avanti la speranza della libertà in un paese martoriato dall’azione della polizia che non esitava, dopo terribili torture, ad occultare i cadaveri buttandoli in mare aperto. Samuel si troverà ad essere testimone di una barbarie che veniva regolarmente perpetuata dagli uomini di Pinochet verso gli oppositori del regime, sovente presunti dal momento che non risparmiava neanche i bambini. Il film ha il merito di mostrare una ferita sociale che, giustamente, fa fatica a rimarginarsi in quanto la popolazione di oggi non può facilmente dimenticare la propria lotta per tornare al legittimo sogno di democrazia. Apprezzabile il lavoro del regista-sceneggiatore, che ha saputo narrare una storia tragicamente credibile, con personaggi molto credibili. Particolare menzione va alla figura del piccolo Vladi (Elìas Collado) che vive nella casa di Gladys e che rappresenta uno dei tanti bambini rimasti soli perché la famiglia d’origine è stata perseguitata e decimata dalla dittatura.

data di pubblicazione:28/10/2017








1 commento

  1. Un film che fa riflettere sulla situazione delle dittature sudamericane, sulle quali i riflettori sono rimasti colpevolmente spenti per troppo tempo. Grazie a Kalibano per la sua recensione!

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