BEATA IGNORANZA di Massimiliano Bruno, 2017

Di : T. Pica

4 Mar 2017 | Accredito Cinema, Novità

Cosa c’è di più lontano e diverso dei mondi di un professore di italiano e di un professore di matematica che a vent’anni hanno rotto la loro amicizia perché innamorati della stessa donna, Marianna (Carolina Crescentini), e che ora insegnano nello stesso liceo con un approccio agli studenti e alle nuove regole della buona scuola on-line completamente agli antipodi? Se poi questi due professori hanno un rapporto altrettanto diverso con le nuove tecniche di comunicazione elettronica, la ricetta diventa esplosiva.

Da questa “strana” coppia di professori, uomini, padri ed ex amici, Massimiliano Bruno muove le fila di una commedia tragicomica, a tratti brillante, per puntare la luce su una verità amara di questi nostri tempi moderni, ovvero su come la tecnologia e al comunicazione via internet abbiano in gran parte devastato la nostra società e la nostra personalità.

Ernesto (Marco Giallini) e Bruno (Alessandro Gassmann) hanno amato Marianna e amano sua figlia, Nina: Ernesto ne è stato il padre per i primi quindici anni, quando poi si è scoperto che il padre biologico era Bruno. Dopo dieci anni, le strade professionali e sentimentali dei due professori si incrociano di nuovo e il liceo dove insegnano diviene uno dei “set” di un documentario/esperimento antropologico ideato dalla stessa Nina quando incredula vede su internet il video, ormai virale, che ritrae i due padri scontrarsi sul tema dell’importanza dei selfie, dei social neworks – di cui Bruno è dipendente – e sull’inadeguatezza di chi come Ernesto non ha lo smartphone, non ha alcun profilo sui social e non concepisce che a scuola tutto sia ora gestito on line via chat. Ha così inizio l’esperimento: Bruno dovrà vivere per due mesi rinunciando al suo amato smartphone, divenuto ormai una protesi del suo corpo, cancellandosi da tutte le pagine dei social network su cui era attivissimo, mentre Ernesto – sprovvisto di computer ma dotato solo di un cellulare Nokia di vecchia generazione -, dovrà attivarsi sul web e dotarsi di pc, tablet e ovviamente di uno smartphone.

Da questa prova emerge chiaramente come l’aberrante condizione di incomunicabilità dell’uomo moderno, già denunciata e narrata da artisti come Samuel Beckett, solo per fare un esempio, continui ad affliggere i rapporti interpersonali anche dell’uomo che oggi, con piccoli marchingegni, può essere in contatto con milioni di persone, di utenti, sparpagliati in ogni parte del globo. E proprio in questo scenario di disagio è davvero carino il personaggio della professoressa (Michela Andreozzi) che guida e supporta un gruppo di persone, tra cui Bruno, affette dalla dipendenza da social networks e smartphones in un percorso di disintossicazione finalizzato al ritrovamento del contatto umano, della vera comunicazione autentica con il prossimo ma anche, a monte, con se stessi (invitando i “tossicodipendenti da socialmedia” a prendere un appuntamento con se stessi per imparare a ritrovarsi e a coccolarsi).

Tra gag esilaranti, in particolare quelle del personaggio interpretato da Giallini, e le macchiette dei due operatori delle riprese del socio-documentario e del coinquilino strampalato che sotto l’effetto della cannabis da voce a grandi pensieri spiegati attraverso le formule matematiche, il film fa sentire l’intero pubblico un po’ sciocco e infantile per l’assuefazione da cyber comunicazione che ormai tocca trasversalmente tutti noi e in parte anche il sistema scolastico pregiudicando l’apprendimento e la formazione dei giovani studenti. Esasperando e colorendo la figura dell’uomo “selfie addicted” Massimiliano Bruno ci regala una fotografia della società contemporanea per farci riflettere su quel che davvero conta nei rapporti umani, su quel che oggi ci rende ancora più soli e incompresi e sul freno che ognuno di noi (anche le istituzioni) dovrebbe dare alla tecnologia via chat e sul web.

Il tutto viene narrato con un registro giusto, che non sfocia in toni demenziali o spiccioli, che ci fa sentire meno superficiali grazie anche alla vena romantica e dolce che il deus ex machina, ovvero il personaggio di Nina (Teresa Romagnoli), conferisce all’intera storia.

data di pubblicazione: 04/03/2017


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1 commento

  1. Fatta eccezione per la bravura dei due protagonisti, sulla quale totalmente si basa il film, l’ho trovato un film banale, privo di una storia che regga , incentrato su un argomento più volte affrontato e dal ritmo poco fluido. Il pretesto del tema sull’informatizzazione per calarsi in un’ analisi delle differenti personalità dei due protagonisti l’ho trovato poco riuscito. Forse, per me,il più brutto dei film di Massimiliano Bruno

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