BATTLEFIELD tratto dal Mahābhārata, adattamento e regia di Peter Brook

17 Mag 2016 | Accredito Teatro

(Teatro Argentina – Roma e in tournée)

Il grandissimo regista britannico Peter Brook con Battlefield torna al Mahābhārata, il celebre poema epico indiano, uno dei testi fondamentali della religione induista, che già aveva allestito trentuno anni fa, riportandolo in scena, dall’11 al 15 maggio al Teatro Argentina, in una versione altamente poetica ed essenziale che si apre al nostro tempo ed ai conflitti d’oggi.

Battlefield prima di Roma, è stato presentato al Teatro dell’Aquila, per poi proseguire la sua tournée a Perugia, Firenze, Modena, in Francia, Spagna, Belgio, Lussemburgo, New York e Mosca.

Una grande guerra lacera la famiglia dei Bharata. Da una parte sono schierati  i Pandava, dall’altra i loro cugini, i Kaurava, i cento figli del Re cieco Dhritarashtra, una guerra che portato morti e dolore per tutti. Vincono i Pandava ed  il più anziano Yudishtira, deve salire al trono con il peso di una vittoria macchiata dal sapore amaro della distruzione. Il vecchio re Dhritarashtra, che ha appena perso tutti i suoi figli, e il nuovo re, suo nipote Yudishtira, condividono pertanto lo stesso dolore e lo stesso rimorso, ma devono affrontare la realtà e assumersene la responsabilità. Come potranno trovare la pace interiore e governare ora che hanno perso le loro famiglie, i loro figli e alleati?

Un attore entra in scena rivelando che quel pavimento spoglio non è altro che un campo di battaglia disseminato di dieci milioni di cadaveri, rimasti lì dalla fine della guerra. Accompagnati dal tamburo di un musicista giapponese (Toshi Tsuchitori) quattri straordinari attori (Carole Karemera, Jared McNeill, Ery Nzaramba, Sean O’Callaghan), inanellano ruoli sempre diversi all’interno dei numerosi livelli di racconto nel racconto. In un minimalismo assoluto e in uno spazio scenico essenziale, connotato dal simbolismo cromatico di elegantissime pashmine, re, serpenti, falconi, manguste, principi, dèi e lombrichi appaiono in una catena senza fine, e ogni attore si ritrova a narrare una storia dentro la storia. La pièce è un sovrapporsi di voci e immagini sul mistero della morte. “La vita è sempre preziosa, anche la più misera”, dice il verme al saggio che lo interroga sulla sua paura di morire. “La vita ha mille forme, mille teste, mille nomi”. Insondabile e inaccettata, la morte è inevitabile: “Nei meandri della vita, lì c’è la morte”. E uno dopo l’altro tutti i personaggi chiudono il loro ciclo di vita in modo naturale.

Spettacolo dedicato alla morte, un grande affresco sull’esistenza umana in un alternarsi continuo di fine e rinascita da un’essenza all’altra, in una misticità assoluta fatta di tempo e di memoria. E mercoledì 11 alla prima dello spettacolo in occasione del debutto di Battlefield, il Commissario Straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, ha consegnato la Lupa Capitolina a Peter Brook, l’alta onorificenza cittadina in segno di gratitudine per l’opera svolta dal Maestro. Il regista novantenne si è rivolto alla platea dicendo: «Sono molto toccato nel cuore. E il cuore di tutti i romani è qui questa sera. Questo teatro antico è come un grande cuore della città che ci accoglie tutti. Grazie a tutti voi per questo segno d’amore».

data di pubblicazione: 17/05/2016


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