BRAMA LIVE SHOW con i Dimensione Brama

BRAMA LIVE SHOW con i Dimensione Brama

Il collettivo Dimensione Brama si è esibito all’Alcazar Live di Roma il 14 marzo 2024 in uno show site-specific, appositamente pensato per il club romano, che spazia dalla musica alla piece teatrale ed alla performance di arte contemporanea (foto di Lorenzo Balestrieri).

 

Difficile collocare i Dimensione Brama in un ambito artistico specifico, visto che possono essere considerati allo stesso tempo musicisti ma anche performer legati al teatro, alla filosofia, alla video arte, alla danza.

Con Brama live show, prodotto da 369 gradi, sul palco del locale romano, il collettivo ha portato uno show eclettico, in cui si fondono punk e barocco, giocato su sovrapposizioni tra musica e performance. Chitarre elettriche, fiati, tapis roulant, ventilatori tra slogan e melodie.

I Dimensione Brama sono una delle realtà più interessanti della scena romana. A cavallo tra diversi mondi e stili, possono essere considerati un collettivo artistico e fenomeno culturale che affascina, incuriosisce e diverte lo spettatore.

All’attivo da quattro anni, sin dal loro esordio hanno attirato l’attenzione della stampa nazionale e di critici musicali. I Dimensione Brama sono Michele Mazzetti di Pietralata alle tastiere, Nicola Pecora alla voce, Claudio Molinari alla chitarra elettrica, Guglielmo Cappellini alla batteria, Lorenzo Celata al basso, Enrico Cuculo al violino, Jacopo Narici alle percussioni e Marcello Sanzó alla tromba.

In scaletta il loro singolo d’esordio Correre, un pezzo rock, balcanico, religioso, ma anche un monologo, una storia contemporanea che viaggia ad un’altra velocità, ad un’altra dimensione.

data di pubblicazione:16/03/2024

 

UNO SPETTACOLO DI LEONARDO MANZAN di e con Leonardo Manzan

UNO SPETTACOLO DI LEONARDO MANZAN di e con Leonardo Manzan

Al Teatro India di Roma è stato scena dal 6 al 10 marzo 2024 Uno spettacolo di Leonardo Manzan scritto e interpretato da Leonardo Manzan. Il giovane e talentuoso autore e regista, due volte vincitore della Biennale di Venezia con gli spettacoli Cirano deve Morire nel 2018 e Glory Wall nel 2020, approccia questa volta il mondo dell’arte contemporanea, allestendo un vernissage in cui espone se stesso su un piedistallo.

Un dialogo diretto con lo spettatore garantito da cuffie personali, una assistente di sala a disposizione (la brava Paola Giannini) per ogni comunicazione necessaria, un piedistallo ed un’opera d’arte live in tutta la sua integrità. Qualche attimo per comprendere e parte lo spettacolo con un breve compendio di storia dell’arte, dalle grotte di Lascaux alle opere di Cattelan di cui si elogia la bravura e l’astuzia nell’aver trasformato una banana da 75 centesimi in un’opera d’arte da 120 mila dollari.

Come si realizza o meglio come si presenta un capolavoro? Bisogna innanzitutto esporsi in prima persona ed il segreto sta proprio nel proporre se stessi come opera d’arte vivente, perfetta, esaustiva. Ecco allora che sul piedistallo c’è Leonardo Manzan esposto nella sua nudità.

Essendo un’opera d’arte non c’è imbarazzo nell’essere descritta nel dettaglio, nel permettere agli spettatori-visitatori di vederla da vicino. Altezza, larghezza, superficie, volume.

Un dialogo intelligente fatto di sollecitazioni e battute che portano il sorriso e la riflessione, col continuo coinvolgimento del pubblico invitato anche ad alzarsi in piedi e a partecipare a test.

Una scelta provocatoriamente autoreferenziale che vuole essere una sorta di appello accorato agli artisti per riprendersi i piedistalli con dignità e consapevolezza. Uno spettacolo che arriva in maniera efficace, che dialoga con altri linguaggi assemblando idee e percezioni, per aprirsi ad un teatro più rischioso ma aperto ad una platea non solo di addetti ai lavori che se la raccontano tra loro. Il risultato è splendido perché si esce con la consapevolezza di aver compreso appieno l’opera Leonardo Manzan ed aver capito che anche la buccia di banana è commestibile.

data di pubblicazione:10/03/2024


Il nostro voto:

GLI ANNI di Marco D’Agostin con Marta Ciappina

GLI ANNI di Marco D’Agostin con Marta Ciappina

Al Teatro India di Roma è stato scena il 2 e 3 marzo 2024 Gli anni, opera coreografica di Marco D’Agostin con l’interpretazione di Marta Ciappina che trae ispirazione dal racconto biografico ed al contempo generazionale del romanzo di Annie Ernaux e dalla popolare canzone degli 883. Lo spettacolo, costruito a partire da una playlist di brani pop e rock dagli anni ’60 a oggi, disegna situazioni e ricordi, attraverso una sovrapposizione geometrica di ambienti, scene e spezzoni di vita familiare, nel tentativo di salvare e mantenere in vita quante più immagini ed emozioni possibili.(foto di Michelle Davis).

 

Una narrazione condotta per mezzo del gesto coreografico che è anche e soprattutto una rappresentazione del movimento che scava nel tempo e nella memoria. La coreografia di Gli anni è concepita per costruire un ponte tra passato e presente, offrendo uno sguardo su una ipotetica realtà che assomma ciò che è stato e ciò che è.

Un viaggio intimo e nostalgico fatto di piccoli e leggeri dettagli che danno colore e forma al ricordo in cui grande efficacia è garantita dal corpo e dal movimento espressivo di Marta Ciappina, che cattura lo sguardo e l’emozione del pubblico, visto che tocca i ricordi personali di ciascuno. Le storie, gli oggetti, le canzoni e i momenti vissuti si mescolano e si intrecciano in un insieme indefinito che altro non è che una riflessione profonda sullo scorrere del tempo e sul desiderio di ognuno di bloccare e tenere con sé alcuni momenti significativi.

Uno spettacolo sentito e realizzato con il cuore che ha già ricevuto riconoscimenti significativi, tra cui il Premio UBU 2023 come Miglior Spettacolo di Danza e il Premio UBU 2023 per la Miglior Attrice/Performer assegnato a Marta Ciappina.

data di pubblicazione:04/03/2024


Il nostro voto:

THE CAGE NELLA GABBIA di Massimiliano Zanin, 2024

THE CAGE NELLA GABBIA di Massimiliano Zanin, 2024

Nelle sale The Cage – Nella Gabbia il nuovo film di Massimiliano Zanin presentato ad Alice nella città, nella sezione Panorama Italia, ambientato nel mondo de l’MMA, ovvero le arti marziali miste. La protagonista è Giulia (Aurora Giovinazzo), che dopo aver vissuto un evento traumatico, la perdita di un figlio ancora in grembo sul ring ed aver abbandonato i sogni di gloria, decide di uscire dal circolo vizioso in cui è bloccata e di tornare nella gabbia di MMA. Rischia di mettere a repentaglio la sua relazione e la sua stessa vita, ma la passione verso quel mondo e quella disciplina è più grande di qualsiasi altra cosa.

 

Giulia, un tempo promessa dell’MMA femminile lavora insieme al fidanzato Alessandro (Brando Pacitto) in uno zoo, con un desiderio recondito di tornare sul ring e prendersi la rivincita contro Beauty Killer (Desirèe Popper), l’atleta che l’aveva portata ad abbandonare il mondo degli incontri delle Mixed Martial Arts.

La sua nuova allenatrice, Serena (Valeria Solarino), la sostiene e la incoraggia e grazie a lei Giulia riuscirà ad affrontare i suoi timori e a uscire da quella gabbia, dentro la quale rischia di restar chiusa per sempre. Ma c’è sempre la classica goccia che fa traboccare il vaso, facendo trovare a Giulia trova il coraggio di ribellarsi.

La gabbia è la nostra società contemporanea, popolata da individui appaiono sempre più condizionati e limitati, inconsapevoli del valore della libertà del pensiero e dell’agire. La protagonista combatte contro principi e pregiudizi della comunità religiosa nella quale è stata accolta, combatte contro l’idea insistita ed opprimente del fidanzato di trasformare il piccolo zoo a conduzione familiare in un grande business; contro quella convivenza che la imprigiona in una storia che non sente più sua. Realizzare se stessa combattendo a mani nude in una gabbia vera e propria è la strada che Giulia troverà per affermare con grande determinazione la propria identità.

Straordinaria l’interpretazione di Aurora Giovinazzo. Nonostante la giovane età e la corporatura minuta, l’attrice ha lavorato fisicamente e mentalmente su fisico e postura, trasformandosi in un’autentica lottatrice. A cadenzare il ritmo racconto filmico ci sono poi le bellissime musiche originali del cantautore Motta.

data di pubblicazione:25/02/2024


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L’ALBERGO DEI POVERI regia di Massimo Popolizio

L’ALBERGO DEI POVERI regia di Massimo Popolizio

(Teatro Argentina – Roma, 9 febbraio/3 marzo, 2024)

Massimo Popolizio porta in scena al Teatro Argentina di Roma, dal 9 febbraio al 3 marzo, L’Albergo dei poveri, dramma corale con sedici attori sul palco, tratto da un testo di Maksim Gor’kij del 1902 con riduzione teatrale a cura di Emanuele Trevi, già presentato da Strehler al Piccolo di Milano nel 1947. Un dormitorio che è un girone dantesco in cui convivono tra disperazione e povertà un nobile decaduto, un ladro, un attore, un principe, una giovane in fin di vita, una ragazza incantata dall’unico libro che possiede, una prostituta e l’avida moglie del padrone (foto di Claudia Pajewski).

L’albergo dei poveri è una chiara denuncia sociale sul triste destino di una fetta dell’umanità, emarginati ed alcolizzati che condividono uno spazio rifugio tentando di non soccombere alla disperazione e all’indolenza. Alcuni tentano disperatamente di uscirne, altri si arrendono; le relazioni fra di loro sono difficili, scoppiano costantemente dispute e litigi. Una coralità amara fatta anche di comicità e riflessioni. Ogni personaggio ha una storia intensa e drammatica sulle spalle e la vodka, vero filo conduttore del dramma, permette a tutti di uscire dagli schemi, in chiave certamente più esasperata ma anche più vera.

Un testo di grande impatto visionario che analizza in profondità l’animo umano, offrendo al contempo una riflessione attuale su difficoltà ed ingiustizie decisamente presenti nella nostra società.

Straordinari e intensi sono tutti gli attori grazie al complesso lavoro del regista Massimo Popolizio (presente in scena anche i panni di un pellegrino) che permette di seguire le evoluzioni delle situazioni e la narrazione dai diversi punti di vista dei personaggi. Un palcoscenico vivo e pulsante grazie anche all’imponente scenografia di Marco Rossi ed ai costumi di Gianluca Sbicca che raccontano lo spettro di esperienze umane, dagli homeless, agli abiti di preghiera musulmani, alle divise di chi comanda. Uno spettacolo complesso e completo accolto con entusiasmo e partecipazione.

data di pubblicazione:19/02/2024


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