SCORDATO di Rocco Papaleo, 2023

SCORDATO di Rocco Papaleo, 2023

Un titolo multi-senso. Scordato può essere il piano che l’accordatore Papaleo (attore molto introspettivamente vicino all’uomo lucano) fa fatica ad accordare. Ma scordato è anche un passato che ritorna e che invece di essere rimosso viene dolorosamente affrontato. Infine scordata è anche la schiena sconnessa del protagonista che psico.somaticamente avverte i disagi di una condizione irrisolta.

 

Pellicola molto personale che da Salerno a Lauria passando per Maratea, tra Campania e Basilicata riassume una sorta di tranche de vie del personaggio attore. Grovigli familiari complessi e che hanno a che fare con le vicende sentimentali della madre ma soprattutto della deriva terroristica della sorella. Angoli scabri che inevitabilmente vanno affrontati anche per merito dell’intraprendente fisioterapista, insospettabilmente ben interpretata da Giorgia che alla fine non trascura di rivelare la sua spiccata tendenza musicale. Papaleo evita gigionismi e si incammina con garbo nel racconto biografico con una misura gradevole cucendo un piccolo grande film che ha rallentamenti e guizzi secondo una trama di leggera discontinuità. Appesantisce il racconto la continua comparsa dell’alter ego che all’inizio scambi per il figlio, una presenza retorica che costituisce una scorciatoia per evocare il non detto coscienziale e che sarebbe stato più complicato rappresentare. Il fisico pieno di contratture va progressivamente incontro allo scioglimento non solo metaforico del plot. L’uomo mite e un po’ pavido che si sente fuori contesto liquida il conto con il passato immergendosi nel tessuto vasto e un po’ scivoloso della provincia e della propria adolescenza. Alle contratture seguiranno fratture come momenti di passaggio ma alla fine ne varrà la pena perché la ricomposizione sarà totale. Il rancore si scioglie nella compassione e nel perdono non solo auto-assolutorio. Scritto durante il lockdown, un film terapia che può funzionare anche per il pubblico. Dopo Basilicata coast to coast un’opera che esteticamente si iscrive al secondo posto nella filmografia di Papaleo.

data di pubblicazione:26/04/2023


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I PIONIERI di Luca Scivoletto, 2023

I PIONIERI di Luca Scivoletto, 2023

Film di genere che dalla originaria e promettente farsesca matrice politica vira sul road movie adolescenziale perdendo progressivamente di carica emotiva e tensione. Troppo divario tra gli attori professionisti e i giovani chiamati a recitare un ruolo troppo impegnativo nella trama ambiziosa della sceneggiatura.

 

Quanto è difficile recitare il credo comunista nella Sicilia del1990! Berlinguer visto con gli occhi degli adolescenti. L’avvio è promettente perché l’innesco nostalgico funziona nel cinema d’attualità (vedi Moretti, vedi Bellocchio, vedi Papaleo) ma poi il plot si perde in una fuga da casa da boy scout di sinistra dove si rivela il carattere velleitario insieme della deriva ma anche del senso del film. Scivoletto ha molte parti perché scrive il libro, lo traduce in sceneggiatura, se ne assume la regia e pure parte della colonna sonora. Forse troppo lavoro per un uomo solo. Peccato perché il cast degli attori professionisti meritava miglior coronamento. C’è anche un alter ego meditativo nella riproposizione di Berlinguer ma forse la retorica dell’apparizione ruota un po’ fine a se stessa. Dunque il film rimane a metà tra la testimonianza di un periodo definitivamente scomparso con l’abbattimento del muro di Berlino e una commedia all’italiana ricca di folclore di inflessioni dialettali senza una reale adesione a una storia di pronta presa. Leit motiv di tanto cinema italiano che rimane a mezza strada. Le vicende del quartetto di adolescenti nel bosco palesemente annoia perché troppo prevedibilmente digrada nel classico happy end. La contrapposizione Stati Uniti-Urss diverte con il suo taglio netto. Così uno dei ragazzini protagonisti all’altezza dei mondiali di calcio rivela di non tifare per l’Italia ma per l’Urss. Le colpe politiche dei padri ricadono sui figli? Fino a un certo punto. Perché l’ideologia è soprattutto infatuazione e progressivamente tutto rientra nella quiete di un familiare milieu borghese.

data di pubblicazione:19/04/2023


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NON MORIRO’ DI FAME di Umberto Spinazzola, 2023

NON MORIRO’ DI FAME di Umberto Spinazzola, 2023

Un apologo pauperista su come si può cambiare vita e come ti cambia la vita. Uno chef da Stella Michelin scende agli inferi in una parabola contro lo spreco alimentare. Si cala tra i barboni, fruga nei cassonetti, ma trova un riscatto che è accompagnato dal recupero dei sentimenti con la compagna straniera e con la figlia. Uno strepitoso Michele Di Mauro, l’attore di Call My Agent e de I Delitti del Barlume, qui in una in una terza diversissima e straniata interpretazione.

 

Un film che regala un senso preciso descrivendo la parabola esistenziale di un innamorato della cucina che, per circostanze casuali, precipita agli inferi ma saprà ritrovare un senso, cucinando per gli altri, non più per interesse ma per pura passione. All’attore principale fa da spalla uno dei più popolari attori polacchi. Jerzy Stuhr non viene doppiato e la trovata è efficace perché ci regala un italiano con forte inflessione dell’est molto omologo al suo ruolo di barbone partner. Sullo sfondo una Torino a durezze incandescenti con la sua periferia post-industriale e con il suo sottofondo proletario. Il titolo è quanto mai azzeccato perché il cibo non manca frugando nelle pattumiere, negli avanzi alimentari dei supermercati, nella ricchezza relativa dei mercati all’aperto nel momento della chiusura. Momenti di cinema verità sia pure con un budget ridotto. Efficacissima la caricatura dei locali alla moda, del finger food, della moda degli aperitivi e dello spritz. Una Torino da bere (metafora dell’Italia tutta, stessi usi e costumi) presa in giro e vista dal lato amaro di chi tutto questo non può permetterselo. Un piccolo grande film che meriterebbe un adeguato recupero e una migliore distribuzione. Ma oggi se i libri dopo tre mesi scadono per i film d’autore la vita è ancora più grama: dopo tre giorni finiscono la loro breve passerella.

data di pubblicazione:16/04/2023


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DOPO LA FINE di Dennis Kelly, traduzione di Monica Capuani, con Cristina Greco e Francesco Ippolito, regia di Luca Mascolo

DOPO LA FINE di Dennis Kelly, traduzione di Monica Capuani, con Cristina Greco e Francesco Ippolito, regia di Luca Mascolo

(Altrove Teatro Studio – Roma, 14/16 aprile 2023)

Un dramma distopico tratto da un interessante testo inglese portato con coraggio sulla piccola scena del teatro d’innovazione. Passione a due con continui rovesciamenti di fronte, tenzone dialettica ma anche fisica con toni sovraeccitati per quasi due ore di generosa performance.

Dopo la fine perché qualcosa è già successo. Prima. Così i due protagonisti dopo una molto veridica esplosione nucleare e il rifugio in un bunker anti guerra fredda, in uno scenario d’attualità ormai molto verosimile, fanno contemporaneamente pace e guerra tra ammiccamenti sessuali, tentativi di mantenere le distanze, ingordigia dell’altro, affetto e repulsione. Così di fronte all’atteggiamento aggressivo del maschio che tutto preordina e predispone, segue l’ovvia reazione della donna che non ci sta a passare per vittima e vira nel ruolo di carnefice. Come si legge un continuo rovesciamento delle parti per approdare a una finale inaspettato che non riveleremo. Lo spettacolo è una continua pirotecnica esplosione di posizioni e mutamenti richiedendo il massimo impegno, anche gestuale, dei due bravi attori Greco e Ippolito. Progressione non facile anche per il pubblico chiamato se non a prendere posizione, a seguire questo continuo modernissimo gioco delle parti, metafora dei conflitti contemporanei. I due si dilaniano invano provando a varcare la soglia dell’oltre e del dopo. L’angosciosa ricerca di senso è rivolta verso quello che c’è fuori, il mondo bellico che ha decretato la loro attuale condizione. Un teatro di ricerca poco rassicurante, emblematico della nuova scena inglese. The end è quel varco della canzone di Jim Morrison e dei Doors, un limite all’infinito dietro cui si cela una sorta di auto-annientamento del genere umano. Scena spoglia e musica contemporanea assolutamente indicata per rappresentare un’atmosfera, abbondantemente gettonata soprattutto quando i dialoghi si fanno più rarefatti volgendo al termine.

data di pubblicazione:15/04/2023


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IL RITORNO DI CASANOVA di Gabriele Salvatores

IL RITORNO DI CASANOVA di Gabriele Salvatores

Tratto dal racconto di Arthur Schnitzler, con Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Sara Serraiocco, Bianca Pianconi, Antonio Catania, Natalino Balasso, Sara Bertelà, Elio De Capitani. Film a due piani narrativi girato in sole nove settimane con un tema riflessivo introspettivo e felliniano. Salvatores riflette dubbi e turbamenti di artista (forse in declino)  con tutte le perplessità produttive sull’uscita di una nuova pellicola che deve misurarsi con una giovane e agguerrita concorrenza. Ipocondrie d’ambiente miscelate con il declino di Casanova che non vuole rassegnarsi alla lenta decadenza.

 

Non si riesce a immaginare lo script se non in funzione della stampella recitativa di due grandi interpreti del cinema e del teatro italiano. Volto e voce da Napoli (anzi Afragola) e Milano rispettivamente per la grande prova di Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio, quasi coetanei alle prese con un ultimo film che stenta a maturare e una conquista estorta solamente previo compenso economico. Fanno contorno amici e sodali del regista di stampo comico: Balasso, il polivalente Catania, Ale e Franz. Unici volti giovani quello delle giovani protagonista sedotte da maschi di altra generazione, volenti o nolenti. Volutamente evitata una storia unitaria a cui viene preferita una scrittura frammentaria, sempre spezzata, a tratti anche asimmetrica nella vicende dei due personaggi cardine. Al regista si ribellano per distonia anche gli oggetti di casa. La presa in giro del jet set si concretizza ancora meglio nell’atmosfera festivaliera di Venezia. La sconfitta viene mitigata dalla ricomparsa della fidanzata incinta in una riappacificazione da happy end sulle rive del Lido. Si respira aria di nevrosi e di polemica con la stampa. Invece di stabilire rapporti di buon vicinato il regista punge e allontana con il fioretto i seccatori. Quanto a Casanova sarà vincente pentito in duello con un giovane rivale che bacerà in bocca, quasi a scusarsi per l’accaduto. In definitiva un piccolo grande film di profilo basso ma di eccellente riuscita. In attesa di prendere la rincorsa per progetti più ambiziosi.

data di pubblicazione:07/04/2023


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