RISATE DI GIOIA, storia di gente di teatro, da un’idea di Elena Bucci, regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso, con Elena Bucci e Marco Sgrosso

RISATE DI GIOIA, storia di gente di teatro, da un’idea di Elena Bucci, regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso, con Elena Bucci e Marco Sgrosso

(Teatro Vittoria – Roma, 19/24 settembre)

Una lezione didattica del teatro che fu. Non solo varietà ma i primordi. Con florilegio di citazioni che chissà quanto arrivano al pubblico. Dalle cantine resuscitati Gustavo Modena, Giacinta Pezzana, i più popolari fratelli De Rege. Volenteroso omaggio alla storia, bisognoso di un alleggerimento contenutistico e di qualche estro in più di regia per conferire ritmo alla narrazione..

Orfani del teatro di De Berardinis i due registi da parecchi anni si cimentano nella palingenesi di un ampio segmento della storia del teatro. Da Shakespeare ai fratelli De Rege, Con una nostalgia triste e autoriale che più che alle risate ammicca a un te deum un po’ funerario. Fuori di discussione l’impegno e la costanza del duo. Ogni tanto il singolo si stacca e rievoca un personaggio. Efficace la dialettica con la ricomposizione corale. Così ricompaiono Petito, la Magnani, i primi albori del teatro di rivista oltre alle citazioni di Emma Gramatica, Lina Cavalieri (ricordate “la donna più bella del mondo”?). Coraggioso esordio di stagione. Primo spettacolo al Vittoria e primo spettacolo sulla piazza di Roma, sfidando ancora il caldo e un settembre che, teatralmente, non è ancora sbocciato. Come si può immaginare in platea scarsa partecipazione giovanile. Figurarsi non c’è interesse per il teatro al presente, immaginarsi per quello che fu. Rievocazione amara e nostalgica, con qualche indulgenza al sorriso, basandosi sulle opere di Sergio Tofano, di Vito Pandolfi e di un’antologia sul varietà. Ovviamente le citazioni indulgono a delle scelte mirate. C’è spazio satirico anche per la trascurata figura del suggeritore. Ora si presuppone e si da per scontato che tutti gli attori siano dotati di fulgida memoria. Gli episodi riportati a mo’ di aneddoto sono tutti, spesso drammaticamente, veri. Perché sulla scena si nasce, si cresce, si muore. Vedi Salvo Randone e Scarpetta.

data di pubblicazione:20/09/2023


Il nostro voto:

JANNACCI VENGO ANCH’IO di Giorgio Verdelli, con il contributo artistico di Paolo Jannacci, 2023

JANNACCI VENGO ANCH’IO di Giorgio Verdelli, con il contributo artistico di Paolo Jannacci, 2023

Un commosso e commovente documentario su quello che non a torto viene definito dalla critica, oltre che dagli intervistati, il cantautore più originale del cantautorato italiano degli ultimi sessanta anni. In due ore di riassunto di carriera si passano in rassegna tutte le canzoni dell’eccentrico successo di un medico/cantante/attore che non ha mai voluto coltivare l’hit parade preferendo scelte personali anche se impopolari.

 

 

Il mondo di Jannacci restituito alla fruizione in un caleidoscopio completo del suo universo, fatto di deraciné, di plumbee periferie milanesi che assurgono ad altrettante metafore dei diversi del mondo. Aneddoti e filmati d’epoca a bizzeffe per la gioia degli ammiratori. Forse non tutti conoscono il legame con Vasco Rossi, restituito dalla viva voce del cantante di Zocca. Paolo Rossi rievoca battute ascoltate cento volte ma sempre valide. E il tappeto sonoro dell’omaggio è di rara efficacia e completezza. Dai tempi del derby, della collaborazione con Gaber alla fruizione scenica di un corpo e di un interprete tutt’altro che ingessato, sempre pronto a stupire come un saltimbanco. La cura per gli altri è stata sempre viva nella sua mission artistica e umana. Dagli inizi con Celentano a Canzonissima. Altissimi e bassi non sofferti con la sensibilità di un uomo raffinato e raffinato musicista. Verdelli ha scovato filmati d’antan e collaborazioni impensabili con la passione intensa di un filologo stregato dal personaggio. Un docu d’arte vedibile con cinema revolution a soli 3,50, un vero regale oltre che un intensissimo focus senza sentore di nostalgico revival. Un artista è vivo finché si ascoltano le sue canzoni o si leggono i suoi libri. Regola aurea.

data di pubblicazione:14/09/2023


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I PEGGIORI GIORNI di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, 2023

I PEGGIORI GIORNI di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, 2023

Ci sono giorni migliori e giorni peggiori. Anche nei film. I prolificissimi autori intasano le sale con le loro pellicole ma non scendono mai sotto un’accettabile qualità media, sulle orme di una commedia all’italiana del terzo millennio, riabilitando persino l’impianto a episodi.

 

Le feste si sa sono occasioni di crisi soprattutto in un mondo che a volte ha poco da festeggiare. Plot più o meno riusciti per queste circostanze. Rimane dura da accettare per la realtà italiana la festa di Halloween che difatti circoscrive l’episodio meno riuscito con un Papaleo che gigioneggia su un personaggio deracinè sin troppo visto nella sua personalissima filmografia. Qua e là caratterizzazioni azzeccate con un cast italiano di primissimo ordine in cui la signora Favino (Anna Ferzetti) mostra tutte le proprie qualità. In fin dei conti il film si specchia nella realtà. Con la crisi del lavoro, la sin troppo frequente ritualità delle foto sexy rubate tra adolescenti con sospetto di stupro, questioni ereditarie di famiglia che fanno emergere egoismi e gangli non risolti. C’è una certa umiltà nell’evitare la dilatazione di piccoli spunti risolvendoli in frammenti di cinema. Salemme e Di Luigi su queste basi potrebbero costruire un’autentica saga, per non parlare del possibile sfruttamento nelle serie su piattaforma televisive. E poi come negare la generosità nel distribuire un cast omogeneo distribuendo parti ispirate. La miglior risposta al cinema americano che impone i propri attori (Adam Driver) per rappresentare protagonisti tipicamente italiani come Gucci e Ferrari. Bruno e Leo si confermano cinquantenni mestieranti di buon corso, qui e lì a tratti vivacemente ispirati anche se i dialoghi non sono sempre all’altezza delle situazioni.

data di pubblicazione:07/09/2023


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ANIMALI SELVATICI di Cristian Mungiu, 2023

ANIMALI SELVATICI di Cristian Mungiu, 2023

Animali selvatici gli uomini e le bestie. I primi che si affannano a criminalizzare lavoratori srilankesi venuti a colmare la crisi di manodopera in un panificio, ferini i secondi di una natura apparentemente ostile in Transilvania con orsi maiali, cani, volpi, pecore. Un film, d’arte universale con molte ambizioni e qualche piccolo giro a vuoto.

 

 

Sceneggiato da una storia vera la crisi irrompe in un piccolo comune montano della Romania dove scoppiano tensioni che definiremo sovraniste tra le irrequiete minoranze ungherese e tedesche. Nel mirino un’altra minoranza. Il regista è bravo a far sbalzare fuori la contraddizione. Poveri contro poveri, minoranza contro minoranza. Ma il prodotto è pieno di tante altre cose. Una tormentata storia d’amore all’ombra di un matrimonio non riuscito, l’afasia improvvisa di un bambino che non spiccica più parola, traumatizzato da una visione che si rivelerà terribilmente profetica (il nonno impiccatosi all’albero). C’è tanta Romania nella storia ma anche tanto mondo perché l’universo migrante procura scomodità e espulsioni, scatena intolleranza. Governare tanta materia in oltre due ore di proiezione è impresa improba ma Mungiu, premiato a Cannes, ha la disinvoltura per tentarla. L’altra evidente contraddizione sta nella pioggia di soldi piovuta dall’Unione Europea, una fonte che ha rilanciato la Romania ad alti livelli produttivi, che si scontra con la volontà di mantenere le tradizioni locali. La chiesa cattolica appare conservatrice e neanche il sindaco riesce a spostare gli equilibri. La tensione si scatena violenta con attentati in una sorta di improvvisato vertice tipo Ku Klux Klan. Il finale è enigmatico aperto a possibili diverse letture forse con un eccesso di ambiguità evitabile. Il titolo italiano è funzionale e decisamente più godibile dell’originario R.M.N che allude alla risonanza magnetica. C’è coraggio del distributore nel debuttare sugli schermi italiani a partire dal 6 luglio per un film che merita di essere visto e commentato.

data di pubblicazione:25/06/2023


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STAGIONE 2023-2024 del Teatro Parioli – RIDERE,PENSARE, EMOZIONARSI

STAGIONE 2023-2024 del Teatro Parioli – RIDERE,PENSARE, EMOZIONARSI

Dopo una prima stagione di coraggiosa riapertura, dopo la scommessa vinta della seconda, la terza stagione del Teatro Parioli sarà quella del consolidamento. Presentando spettacoli d’intrattenimento e di grande valore culturale volti a far sorridere, piangere, riflettere o divertire, l’intento della terza stagione è quello di stringere un legame ancora più forte con il pubblico. L’eclettismo degli spettacoli caratterizza da sempre il cartellone, con interpreti e regie di alto livello che assicurano un’esperienza teatrale indimenticabile. Il Teatro Parioli è tornato in scena, più forte che mai e con l’obiettivo di continuare a crescere e a regalare emozioni al suo pubblico. Presto in vendita la nuova stagione.

Piero Maccarinelli, il direttore artistico in un’ora e mezzo di agile maratona ieri ha presentato tutti gli spettacoli della stagione 2023-2024, densa e all’altezza del prestigio del Teatro che fu di Maurizio Costanzo e di Luigi De Filippo. C’erano quasi tutti i protagonisti della scena in platea, pronti a offrire un piccolo flash di esibizione. Il Teatro Parioli spicca per un grande impegno nelle produzioni, spesso in combinato disposto con altre volenterose strutture. Impossibile riassumere in poche ore la portata dell’impegno. Basti dire che come presenze attoriali garantito l’apporto di Cesare Bocci, Enzo De Caro, Massimiliano Bruno, Lucrezia Lante della Rovere. Franco Branciaroli, Gianfelice Imparato. Prevista anche una rassegna per bambini, spettacoli in funzione della valorizzazione degli allievi dell’Accademia d’arte drammatica il ritorno della fortunata serie dei processi che mettono alla sbarra protagonisti dell’attualità. Svolgimento processuale senza complessi visto che l’anno scorso si è discusso della problematica figura di Angela Merkel. Il triplice slogan del Teatro Parioli è “ridere, pensare ed emozionarsi”,. Gli spettacoli assemblati in cartellone vanno proprio letti in direzione di queste compresenze psicologhe. Ci sarà spazio anche per la stand up comedy, assecondando le richiesta del pubblico più giovane. Rilanciato anche il funzionale Bistrò che sarà meta di più ristretti eventi culturali pre-spettacolo. In definitiva una proposta mirata a 360° nell’intento di fidelizzare un pubblico che si è accostato al teatro con rinnovato entusiasmo dopo anni di Covid e di incertezza e che ha agilmente superato le perplessità per il cambio di proprietà.

data di pubblicazione:21/06/2023