LES SOUVENIRS di Jean Paul Rouve, 2016

LES SOUVENIRS di Jean Paul Rouve, 2016

Jean Paul Rouve dirige una commedia lieve, graziosa, delicata, attraversata dal sottile filo della vita che scorre. Madeleine (Annie Cordi) una donna anziana rimasta sola dopo la morte del marito, viene portata dai suoi tre figli maschi in una casa di riposo contro il suo volere. L’unico che sembra capirla è suo nipote Romain (Mathieu Spinosi), figlio del suo primogenito Michel (Michel Blanc), con il quale l’anziana signora ha un’intesa particolare; anche sua nuora Nathalie (Chantal Lauby) sembra avere con lei maggiori affinità di Michel, uomo e marito noioso e prevedibile, privo di interessi e di cose da fare da quando è andato in pensione. Sarà proprio il carattere combattivo di Madeleine che riporterà un po’ di sale nelle loro vite, non appena la donna deciderà di scappare dalla casa di riposo facendo perdere le sue tracce e gettando i suoi figli nello sconforto totale. Ma Romain, con i suoi 23 anni ed il suo sogno di diventare uno scrittore, riuscirà grazie a quello speciale legame che li unisce, a mettersi sulle sue tracce, in un viaggio che gli farà comprendere il significato vero dei ricordi e quanto essi possano essere un balsamo rigenerante per rinvigorire il presente. Les souvenirs, appunto, parla di questo: di come non bisogna dimenticare ciò che si è stati, sforzandosi di apprezzare ogni stagione dell’esistenza per dare un significato a ciò che stiamo vivendo. La melanconia leggera ed il sorriso albergano in questo gioiellino francese, dall’andamento circolare che si apre e si chiude con la medesima scena e che ci fa assaporare il dolce scorrere della vita, in cui l’evento della morte le si contrappone, ma tuttavia ad essa si lega naturalmente. Bravissimi gli attori, meravigliosa l’intesa nonna-nipote che ci fa respirare l’importanza profonda di simili legami intergenerazionali. Michel Blanc conferma la sua già nota bravura e la frase con la quale conquista la sua Nathalie è un autentico capolavoro: signorina, lei è così bella che non voglio rivederla mai più! Il film invece è decisamente da vedere.

data di pubblicazione:1 maggio 2016


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NEMICHE PER LA PELLE di Luca Lucini, 2016

NEMICHE PER LA PELLE di Luca Lucini, 2016

Luca Lucini (La donna della mia vita, Solo un padre, Oggi sposi, Amore,bugie & calcetto) confeziona con Nemiche per la pelle una commedia divertente, confermando la tendenza di questo 2016 inaugurato dall’esplosione del “fenomeno Zalone” ed ulteriormente consacrata in questi giorni con l’assegnazione del David di Donatello come migliore film a Perfetti sconosciuti, invertendo l’orientamento che storicamente voleva il genere commedia in perenne posizione secondaria.

Il pregio principale del film di Lucini è soprattutto quello di aver portato alla ribalta una nuova coppia comica, tutta al femminile, che funziona veramente: Buy e Gerini non dimostrano di essere brave perché sarebbe pleonastico dirlo, ma di saper lavorare su piani paralleli prestandosi una a fare da spalla all’altra, cosa poi non così scontata e facile e che solo i veri attori sanno fare, conferendo al film una forza che altrimenti non avrebbe, vista la fragilità dello script. Lucia (Buy) è una sorta di veterinaria che si occupa più dell’aspetto psicologico dei suoi “pazienti”, tutta intenta in sedute psicoanalitiche per cani e gatti, vegana, ansiosa e problematica, con il classico abbigliamento di chi non segue affatto le mode e che non si cura di mortificare la propria femminilità; Fabiola (Gerini) gestisce un’agenzia di compravendita di immobili di lusso, aggressiva nei modi e nell’abbigliamento, aculturata ma intelligente, tutta dedita al lavoro che svolge con instancabile dedizione. Queste due donne, palesemente agli antipodi, saranno costrette a condividere l’educazione del figlio illegittimo del defunto Paolo, ex marito di Lucia ed attuale marito di Fabiola (ma a quanto pare non molto fedele), per seguire la sua volontà testamentaria espressa in un documento gelosamente custodito nelle mani di un fidato avvocato di famiglia (Paolo Calabresi).

Si ride e ci si diverte, i tempi comici ci sono ed il film tutto sommato è gradevole. La cosa più divertente è l’inadeguatezza di queste due donne verso questo bambino, non solo nell’educazione ma nel raffrontarsi con qualsiasi tipo di problematica legata all’infanzia, come se loro non ne avessero mai avuta una di infanzia. Brillante il personaggio dell’avvocato, meno quello del fidanzato della Buy impersonato da un impacciato Giampaolo Morelli, che abbiamo amato di più negli originali panni del cantante neomelodico Lollo Love in Song’e Napule dei Manetti Bros.

data di pubblicazione: 21/04/2016


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MISTER CHOCOLAT di Roschdy Zem, 2016

MISTER CHOCOLAT di Roschdy Zem, 2016

Non convince la storia di Mister Chocolat, il primo artista circense nero che conobbe fama e danaro tra la fine dell’800 ed inizi 900 in Francia, in un periodo inevitabilmente carico di pregiudizi e discriminazioni. Rafael Padilla, in arte Chocolat per il colore della sua pelle, dopo aver fatto i mestieri più disparati, riesce in maniera fortuita a lavorare clandestinamente in un piccolo circo di provincia alle dipendenze del Signor Delvaux. Inizialmente si esibisce impersonando lo stereotipo del selvaggio che viene dal continente africano, seminudo con tanto di pelle maculata addosso, emettendo incomprensibili versi gutturali con il precipuo compito di terrorizzare donne e bambini presenti tra il pubblico, facendosi accompagnare in scena da una scimmia. Finché un giorno il clown Footit, un vero professionista che tuttavia non riusciva più ad accontentare il suo pubblico, nota Rafael e ravvisa in lui un potenziale comico oltre a notevoli doti di cascatore. L’inusuale duo comico Footit-Chocolat ottiene da subito un notevole successo e ben presto, notati da un impresario parigino, lasceranno il circo Delvaux alla volta di Parigi. Fama, danaro, donne e gioco d’azzardo saranno la “droga” con cui Mister Chocolat si stordirà nella Parigi della Bella Epoque, sino ad arrivare a nutrire ambizioni teatrali.

Omar Sy, nel ruolo di Rafael Padilla, non riesce ad eguagliare le precedenti interpretazioni: la disinvoltura a volte esagerata con cui si muove nei panni di Rafael Padilla in un ambiente di bianchi alquanto chiuso, colonialista ed inevitabilmente razzista, conferisce al suo personaggio scarsa credibilità, non riuscendo a farci dimenticare la carica di umanità di Driss in Quasi amici, né la profonda intensità di Samba nel film omonimo, accanto alla sempre brava Charlotte Gainsbourg.  

In Mister Chocolat è sicuramente da apprezzare la ricostruzione scenografica dell’epoca, come molto belli sono i costumi, ma la storia, seppur attinga dal vero, non emoziona né commuove, e nel complesso la pellicola non ha quello spessore che la bizzarra vicenda di quest’uomo realmente esistito avrebbe fatto sperare.

data di pubblicazione:13/04/2016


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OSCAR 2016

OSCAR 2016

La premiazione della serata degli Oscar 2016, consegnati domenica 28 febbraio presso il Dolby Theatre di Los Angeles, anche quest’anno come per il 2015 è stata presentata da Chris Rock, su di un palcoscenico scintillante creato dallo scenografo Derek McLane, che ricordava la Hollywood degli anni ’70.

24 le categorie premiate e, per ogni statuetta consegnata, moltissime sono state le star che si sono avvicendate sul palco.

Il 2016 sarà sicuramente ricordato come l’anno dell’Oscar a Leonardo di Caprio, miglior attore protagonista per Revenant, che incorona nuovamente Iñárritu come miglior regista dopo il successo di Birdman. Lo scettro di miglior film viene invece consegnato a Il caso Spotlight.

Come miglior attrice protagonista si conferma, dopo la vittoria ai Golden Globes, Brie Larson per Room, mentre i due migliori attori non protagonisti sono Mark Rylance per Il ponte delle spie e Alicia Vikander per The Danish Girl.

Nessuna sorpresa per il miglior film straniero (Il figlio di Saul) e per il miglior film di animazione (Inside Out), mentre sul versante “tecnico” si regista un autentico trionfo di Mad Max Fury Road.

La musica di questa notte degli Oscar parla italiano, con la vittoria di Ennio Morricone per la colonna sonora di The Hateful Eight. Il Maestro ringrazia salutando con tanto semplice quanto commovente “Buonasera signori”.

Ecco tutti gli 88esimi Academy Awards.

 

Miglior film                                    

Il caso Spotlight

 

Miglior regia

Alejandro Gonzales Iñárritu – Revenant

 

Miglior attore protagonista

Leonardo DiCaprio – Revenant

 

Miglior attrice protagonista

Brie Larson – Room

 

Miglior attore non protagonista

Mark Rylance – Il ponte delle spie

 

Miglior attrice non protagonista

Alicia Vikander – The Danish Girl

 

Miglior sceneggiatura originale

Il caso Spotlight

 

Miglior sceneggiatura non originale

La grande scommessa

 

Miglior film straniero

Il figlio di Saul (Ungheria)

 

Miglior film d’animazione

Inside Out

 

Miglior montaggio

Mad Max Fury Road

 

Miglior scenografia

Mad Max: Fury Road

 

Miglior fotografia

Revenant

 

Migliori costumi

Mad Max Fury Road

 

Miglior trucco e acconciature

Mad Max: Fury Road

 

Migliori effetti speciali

Ex Machina

 

Miglior sonoro

Mad Max: Fury Road

 

Miglior montaggio sonoro

Mad Max: Fury Road

 

Miglior colonna sonora originale

The Hateful Eight

 

Miglior canzone

Writing’s On the Wall – Spectre

 

Miglior documentario

Amy

 

Miglior corto documentario

A Girl in the River: The Price of Forgiveness

 

Miglior cortometraggio

Stutterer

 

Miglior cortometraggio d’animazione

Bear Story

 

data di pubblicazione 29/02/2016

 

 

SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di Mario Monicelli, 1986

SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di Mario Monicelli, 1986

E come dimenticare questa splendida commedia del grande Monicelli tutta al femminile, dove i pochi uomini che ci sono se la devono vedere con questo gruppo di donne energiche e combattive, dalle idee chiare e soprattutto molto solidali tra loro. Il film è ambientato prevalentemente in un grande casale in Toscana e, solo in piccola parte, in uno splendido appartamento al centro di Roma, con una terrazza mozzafiato sui tetti della capitale. Le musiche sono di Nicola Piovani ed il cast di attori è di prim’ordine: Liv Ullmann è Elena, la padrona di casa, sorella di Claudia (Catherine Deneuve) divorziata con una figlia adolescente della stessa età della figlia della domestica di casa Fosca (Athina Cenci), il cui marito andando in Australia per cercare lavoro, si è anche risposato a sua insaputa; Philippe Noiret è il conte Leonardo, sciupafemmine e spendaccione, nonché padre di Franca (Giuliana De Sio) e Malvina (Lucrezia Lante della Rovere) ed attuale amante di Lori (Stefania Sandrelli); Paolo Hendel è Mario Giovanni, stupido fidanzato di Franca e collezionista di antiche ballate contadine che registra in giro per le campagne toscane, mentre Giuliano Gemma è il Nardoni, amante di Elena e segretamente interessato a rilevare l’intera fattoria, che naviga in pessime acque. Ed infine c’è zio Gugo, affetto da demenza senile, interpretato da uno splendido Bernard Blier. Il senso di tutta la commedia è che il cosiddetto sesso forte, è rappresentato da un insieme di uomini deboli, cialtroni o malati di mente, che non possono che soccombere sotto la forza di tutte queste donne ricche di buon senso, di lucidità e logicità, ma anche di tanta leggerezza che le porta a sdrammatizzare ogni cosa. Sul finale del film tutte le protagoniste, in compagnia solo di zio Gugo, si ritrovano intorno ad un bel tavolo imbandito dove viene pronunciata la frase che dà il titolo al film, gustando un tipico piatto invernale toscano: la ribollita.

INGREDIENTI: 1 kg di fagioli – brodo vegetale – cavolo nero – bieta – verza – 2 patate – soffritto di sedano, carota e cipolla – 70/80 gr guanciale o lardo di colonnata tagliato a dadini – 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro – olio, sale e pepe q.b..
PROCEDIMENTO:
Fare bollire i fagioli (precedentemente messi a mollo) dentro dell’acqua dove avremo messo una garza con all’interno gli ingredienti per fare del brodo vegetale (sedano, carota, zucchina, patata, cipolla etc) o in libertà, avendo l’accortezza a fine cottura di toglierli. Senza fare cuocere troppo i fagioli, una metà di essi passatela al setaccio per evitare che ne rimanga la buccia: la purea che otterremo la rimetteremo assieme agli altri fagioli. Nel frattempo mettete a stufare insieme le verdure, nella giusta proporzione: cavolo nero, bieta e verza; regolate di sale e di pepe il tutto e proseguite la cottura. Avviate quindi in un tegame dai bordi altri il soffritto di sedano, carota e cipolla tagliati finemente in abbondante olio di oliva, aggiungete due patate a pezzettini, le verdure appena stufate, i fagioli interi ed in purea; quindi, aggiungete del brodo vegetale e fate cuocere per circa un’ora. A questo punto fate soffriggere i dadini di guanciale ed uniteci il cucchiaio di concentrato di pomodoro. Riversate dunque nello stesso tegame del guanciale tutte le verdure e fate proseguire la cottura ancora per mezz’ora. Se piace, aggiungete al tutto un pezzo di cotenna di prosciutto. Le dosi sono approssimative perché si lascia alla libera interpretazione di ognuno di noi su quale di questi ingredienti si vuole fare più leva. E’ un piatto “tosto” ed i crostini di pane, magari fritti, sono d’obbligo!