PALAZZINA LAF di Michele Riondino, 2023

PALAZZINA LAF di Michele Riondino, 2023

(ROME FILM FEST, 18/29 Ottobre 2023)

“Vi siete mai chiesti come mai accanto alla più grande acciaieria d’Europa non ci sia nemmeno una fabbrica di forchette? Il nostro acciaio serve a costruire la ricchezza di qualcun altro…”. Tra il 1997 ed il 1998 presso l’Ilva di Taranto viene praticato nei confronti di circa 80 impiegati specializzati una operazione di mobbing collettivo allo scopo di “fiaccarli”, per far accettare loro una novazione del contratto che declassava gli stipendi a salari come quelli degli operai.

 

 

Ufficialmente la Palazzina LAF (acronimo di Laminatoio A Freddo) era un posto dove i proprietari e i dirigenti dell’Ilva decisero di spedire coloro che erano dei buoni a nulla, in prevalenza impiegati a cui non andava di lavorare, a discapito degli operai che invece tutti i giorni, a differenza di loro, si spaccavano la schiena negli altoforni. Per essersi dunque rifiutati di accettare una variazione delle loro mansioni, 80 impiegati come punizione vennero “confinati” in questo luogo ad occupare stanze vuote dove un tempo c’erano dei vecchi archivi.

Michele Riondino, tarantino e figlio di un operaio dell’Ilva, dopo aver raccolto materiale e testimonianze per diversi anni, esordisce alla regia con questo film di denuncia, di cui scrive anche la sceneggiatura assieme a Maurizio Braucci; l’amico di sempre Antonio Diodato ha curato la colonna sonora e Vanessa Scalera, brindisina, ha accettato un piccolo ruolo pur di esserci, impersonando una impiegata “punita” dal padrone e per questo spedita nella Palazzina LAF. Elio Germano interpreta Giancarlo Basile, direttore del personale viscido e senza troppi scrupoli, mentre Michele Riondino è Caterino Lamanna, un operaio convinto che i “confinati” siano tutti realmente dei lavativi da punire. Caterino (l’unico personaggio parzialmente inventato) farà di tutto per farsi mandare nella Palazzina LAF, contento di essere pagato senza fare nulla e collaborando in qualche modo nello spifferare al padrone tutto ciò che accade al suo interno, senza avere i mezzi per accorgersi realmente che quella sorta di confino rappresenta una grave violazione della dignità dei lavoratori.

Riondino si ritaglia un ruolo scomodo che però rispecchia appieno quella che ingiustamente era l’opinione che circolava in azienda a discapito di persone che, oltre a non poter più lavorare inventandosi qualsiasi cosa per ammazzare il tempo all’interno di uffici fantasma, dovevano anche subire l’umiliazione dell’opinione di colleghi e operai ignari che quella era una punizione nei confronti di pochi per educare i rimanenti 12.000 lavoratori. Per questa vicenda, realmente accaduta, la giustizia penale commisurerà al patron dell’Ilva Emilio Riva una condanna per violenza privata.

Palazzina LAF rappresenta un ottimo esordio di ferma e sentita condanna civile, che denuncia parallelamente anche il tema delle polveri sottili che causò oltre che gravi forme tumorali agli abitanti d’interi quartieri della periferia tarantina, anche l’abbattimento di 600 pecore che pascolavano nelle zone limitrofe gli stabilimenti.

data di pubblicazione:21/10/2023








WIDOW CLICQUOT di Thomas Napper, 2023

WIDOW CLICQUOT di Thomas Napper, 2023

(ROME FILM FEST, 18/29 Ottobre 2023)

Siamo sul finire del 1700 quando Philippe Clicquot, proprietario di numerosi vigneti nella regione dello Champagne, decide di affidare la propria azienda al figlio Françoise che sposa, giovanissimo, la ventenne Barbe Nicole Ponsardin. Seppur combinato, il matrimonio è molto felice e tra i due nasce una profonda intesa destinata a durare nel tempo. Ma l’improvvisa morte di Françoise porterà la giovane vedova ad affrontare importanti decisioni.

 

Barbe Nicole, inizialmente osteggiata dal suocero che avrebbe preferito vendere al confinante Monsieur Moët i vigneti già fortemente in perdita a causa della eccentrica e non convenzionale gestione del suo giovane rampollo piuttosto che affidarli a quella giovane nuora senza esperienza, decide contro il parere di tutti di proseguire l’attività del marito. Si farà affiancare in questa gestione da Louis Bohne, un commesso viaggiatore che lo stesso Françoise aveva voluto al suo fianco per ampliare l’attività, portando all’estero il loro pregiato prodotto. Louis Bohne propone alla donna di esportare in Russia, nazione dove sino ad allora nessuno aveva osato spingersi: l’idea frutterà alla coppia in affari i primi insperati guadagni. Ma nel 1811 una vendemmia eccezionale chiamata “cometa” perché avvenuta in occasione del passaggio di una stella cometa nel cielo della regione dello Champagne, che pare favorì un’annata destinata a rimanere nella storia, sugellerà il successo della vedova Clicquot ed del suo omonimo champagne.

La pellicola, ambientata durante le guerre napoleoniche e prodotta da Joe Wright (regista di film quali Orgoglio e pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina), è basata sulla storia vera della Grande Dama dello Champagne che a soli vent’anni rivoluzionò l’industria del settore sfidando la famiglia e lo stesso codice napoleonico che, fatta eccezione per le vedove costrette dalle circostanze a prendere il posto dei mariti, non riconosceva alle donne alcuna attività imprenditoriale. Presentato quest’anno in anteprima mondiale al TFF il film, seppur ambientato in Francia, ricorda le atmosfere di una certa cinematografia anglosassone in costume, oltre a vantare una fotografia che ci fa quasi sentire l’odore dei vigneti e dei suoi preziosissimi acini, in particolare nelle scene in cui Barbe si dedica alla chimica del suolo, accasciandosi sul terreno per cantare ai suoi vitigni come il suo estroso marito le aveva insegnato, sino all’assaggio ripetuto del suo prodotto ed al lungo studio delle tecniche di imbottigliamento. Ottimi gli attori, tra i quali spicca Haley Bennet nel ruolo di Barbie Nicole, che infonde al suo personaggio lo spessore di una figura femminile all’avanguardia, appassionata, creativa; la affiancano un intenso Tom Sturridge nel ruolo di Françoise ed un bravissimo Sam Riley che interpreta Louis Bohne. Il film, che non pecca certo di originalità per il tema trattato, rientra con merito nel novero di quelle pellicole che puntano un faro sul coraggio di certe figure femminili che hanno fatto la differenza in certi ambiti, sino ad allora, di esclusivo appannaggio maschile.

data di pubblicazione:19/10/2023








NATA PER TE di Fabio Mollo, 2023

NATA PER TE di Fabio Mollo, 2023

Sembrerebbe una favola con tanto di lieto fine ed invece Nata per te, film diretto da Fabio Mollo già autore de Il padre d’Italia che raccontava una particolare storia di paternità, narra di una incredibile vicenda realmente accaduta a Napoli nel 2017, una sorta di incontro fatale tra due esseri soli.

 

Una bambina, affetta da sindrome di Down, una volta partorita in ospedale viene lasciata dalla madre naturale perché sia data in adozione. È l’alba di una calda giornata estiva e Nunzia (Antonia Truppo), l’infermiera che dal primo momento si prende amorevolmente cura della piccola, decide di chiamarla Alba, e con l’amore incondizionato di una madre le da come cognome Stellamia. L’adozione di Alba Stellamia passa immediatamente nelle mani del giudice minorile Livia Gianfelici (una convincente Barbora Bobulova) che si vede costretta ogni giorno ad applicare una legge del 1983 che impedisce ad un single o a coppie omosessuali di adottare; eppure, quella stessa legge di quarant’anni fa prevede, all’articolo 44, che in presenza di un bambino disabile anche un single può ottenerne l’affido. E così Luca (un bravissimo Pierluigi Gigante al suo primo ruolo da protagonista), fondatore di un centro di accoglienza per disabili, cattolico, non sposato e gay, avendo già presentato da tempo richiesta d’affido senza porre alcuna condizione sullo stato del minore ma solo spinto da un forte desiderio di paternità, diventa l’unica persona favorita dal momento che nessuna coppia si palesa nel voler adottare Alba. Verrà aiutato nel perorare la proposta di affido da Teresa Ranieri (una sorprendente Teresa Saponangelo), avvocata molto determinata, senza troppi peli sulla lingua, da poco ritornata dalla maternità per seguire qualche caso in tribunale. Il giudice Gianfelici decide per un affido temporaneo di un mese in favore dell’uomo. Sarà il primo piccolo passo verso qualcosa che sembra irraggiungibile: l’adozione!

Il film, che racconta l’unico caso di adozione in Italia da parte di un genitore single, è basato sulla storia vera di Luca Trapanese, fondatore di una Onlus che da anni svolge attività di volontariato, attualmente assessore al welfare del Comune di Napoli, e di sua figlia Alba. Dallo stile asciutto, convenzionale ma coinvolgente e di pacata ma decisa denuncia, Nata per te affronta temi di ogni genere: dalla discriminazione tra bambini sani e disabili, alla normativa sulle adozioni che a sua volta “discrimina” le persone non sposate che vorrebbero adottare, sino all’annoso problema se il genitore che vuole farlo è anche omosessuale. Nel plot sono molto importanti e centrate le figure femminili: ad iniziare dal giudice, che nel suo essere intransigente farà poi la differenza nel creare un precedente (perché solo un giudice può farlo) concedendo l’adozione ad un genitore single, mettendo così realmente al centro il diritto del minore e non il concetto di famiglia tradizionale; altra figura fondamentale è l’avvocata che non si arrende mai di fronte a nulla così come l’infermiera che si prende cura di Alba come fosse sua figlia, sino ad Antonia, la madre di Luca, interpretata da una brava ed affascinante Iaia Forte che riesce a tratteggiare con il suo comportamento un ambiente familiare scevro da ogni genere di pregiudizio.

Alba Trapanese oggi ha 7 anni, ha un padre ed una intera famiglia paterna che la ama.

data di pubblicazione:13/10/2023


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L’ORDINE DEL TEMPO di Liliana Cavani, 2023

L’ORDINE DEL TEMPO di Liliana Cavani, 2023

Presentato Fuori Concorso all’ultimo Festival del cinema di Venezia, in occasione della consegna del Leone d’oro alla carriera, L’ordine del tempo rappresenta l’ultima fatica di Liliana Cavani dopo una assenza di 21 anni dal grande schermo. Spettatrice d’eccezione alla premiazione ed alla presentazione del film è stata Charlotte Rampling, indimenticata interprete de Il portiere di notte, uno dei capolavori della oggi novantenne regista.

 

Un gruppo di amici si ritrova per qualche giorno, come è già accaduto negli anni durante le vacanze estive, nella villa di Sabaudia di Pietro e Elsa (Alessandro Gassmann e Claudia Gerini), lui medico e lei avvocato: ci sono l’insegnante di storia Paola e l’economista Viktor, lo psicanalista Jacob e sua moglie Greta; solo Enrico si fa attendere ma, dopo le innumerevoli insistenze del padrone di casa, anche lui raggiunge gli amici lasciando i suoi importanti impegni universitari presso la facoltà di Fisica. Di lì a poco arriverà anche Giulia, fisica ricercatrice, giusto in tempo per festeggiare i 50 anni di Elsa, la padrona di casa. Nel corso della giornata la comitiva apprende la terribile notizia che un meteorite sta per abbattersi sulla terra dalla donna peruviana che presta servizio nella villa, la quale, preoccupata delle sorti della sua famiglia, chiede a Pietro ed Elsa di partire immediatamente. La notizia viene poi confermata, seppur con molte reticenze, anche da Enrico, vistosamente preoccupato, e da Giulia: entrambi, cultori della materia, verranno sottoposti da tutti i presenti ad un enorme numero di quesiti di ogni genere.

E così il nutrito numero di personaggi che anima la scena per tutta la durata del film (che trae ispirazione dall’omonimo libro del fisico Carlo Rovelli), comincia ad “elucubrare” sul concetto del tempo, ad iniziare da Elsa che, nell’affiancare la figlia alle prese con la traduzione di una versione di greco, spiega quante interpretazioni la parola “tempo” possa avere ed il pensiero filosofico che essa sottende. Vero protagonista di tutta la vicenda, il tempo appunto, comincerà a scorrere diversamente per quel giorno che il gruppo di amici passerà assieme: dopo, le loro vite ne risulteranno inevitabilmente modificate.

Sicuramente la cosa che immediatamente la regista ci comunica è che seppur l’argomento sia affrontato da un gruppo eterogeneo di persone, le problematiche che ne scaturiranno investiranno successivamente le singole coppie nel loro vissuto, regalandoci una seconda parte del film più intima e personale: la vita è una specie di viaggio che noi umani facciamo nell’universo secondo un programma che non abbiamo scelto ma che accade, così come tutto accade secondo “l’ordine del tempo”.

Gassmann e Gerini sono affiancati da Edoardo Leo, Ksenia Rappoport (da tanto tempo assente dagli schermi),Valentina Cervi, Francesco Rongione, Francesca Inaudi, Richard Sammel e Angela Molina, un cast per il quale Liliana Cavani ha avuto parole di elogio in conferenza stampa a Venezia per essere stati capaci di esprimere con autenticità e varietà di emozioni ciò che il racconto richiede.

Per chi scrive, nonostante il rispetto e l’ammirazione per la grandezza di una regista come Liliana Cavani, il film non è riuscito a trasmettere le emozioni che ci si sarebbe aspettati di provare, ma soprattutto il cast non è stato sempre all’altezza delle riflessioni che un gruppo “così colto” di persone avrebbero dovuto regalarci. Al pubblico l’ardua sentenza.

data di pubblicazione:03/10/2023


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IL CAFTANO BLU di Maryam Touzani, 2023

IL CAFTANO BLU di Maryam Touzani, 2023

Helim e Mina sono una coppia molto affiatata e complice. Insieme gestiscono un negozio di caftani nella città marocchina di Salé: Helim è un maleem, un maestro sarto che realizza le sue creazioni attenendosi strettamente alla tradizione secondo cui un caftano deve sopravvivere alla persona che lo acquista, mentre Mina si occupa della gestione del negozio, tenendo a bada una clientela piuttosto esigente. Per far fronte al troppo lavoro i due assumono Youssef, un giovane apprendista che mostra interesse per questa antica arte quasi scomparsa tra le vie storiche della medina, ma l’arrivo del ragazzo sembra minare l’equilibrio della coppia…

 

  

Mina, nonostante sia gravemente ammalata, è una presenza chiave nella vita di Helim non solo perché lo ama profondamente, sentimento che il marito ricambia con tenerezza, ma perché difende strenuamente quel suo lavoro così prezioso dalle bizzarre richieste dei clienti che vorrebbero prodotti di alto livello con consegne a breve scadenza, senza affatto comprendere l’arte che un maleem infonde per confezionare uno dei suoi preziosi manufatti. La donna arriva addirittura ad allontanare alcuni di essi, mostrandosi particolarmente respingente nei confronti della moglie di un uomo illustre che lamenta tempi troppo lunghi per la realizzazione di un caftano in seta blu impreziosito da ricami in filo d’oro.

Il caftano blu da poco uscito nelle nostre sale, seppur presentato nel 2022 al Festival di Cannes dove è stato insignito del premio FIPRESCI nella sezione Un Certain Regard, racconta una storia semplice in cui la lentezza con cui Helim lavora, i suoi silenzi, i suoi sguardi profondi intrisi di un velo perenne di malinconia ed i suoi piccoli e ripetuti gesti fatti di impercettibili particolari, hanno un peso specifico tale da rendere il film incantevole, profondo, emozionale, oltre che decisamente sorprendente grazie a risvolti non scontati che nella seconda parte si aprono allo spettatore. La pellicola parla d’amore e di altruismo in simbiosi con la fisiologica lentezza di un antico lavoro artigianale che ne è la metafora, verso il quale i protagonisti esigono il rispetto per i tempi di realizzazione così come se ne deve alla persona amata. La delicatezza dei sentimenti e il pudore di questa coppia commuove e fa riflettere, perché riesce a mettere ogni cosa al giusto posto.

Il film è elegante e raffinato, dai dettagli preziosi come quelli che Helim ricama sui caftani, particolari che sono l’emblema di una bellezza che si raggiunge solo con un lavoro paziente, rispettoso e lento, la stessa lentezza con cui in Mina cresce un sentimento di accoglienza verso il giovane Youssef da lei inizialmente respinto.

Gli attori Saleh Bakri (Helim) e Lubna Azabal (Mina) sono due interpreti straordinari: attraverso i loro ruoli riescono a darci un’autentica lezione di vita, fatta di solidarietà e rispetto verso se stessi e verso gli altri in egual misura, insegnandoci sul finale che non bisogna mai aver paura d’amare.

data di pubblicazione:30/09/2023


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