THE PLACE di Paolo Genovese, 2017

THE PLACE di Paolo Genovese, 2017

The Place è il nome di un bar con piccoli tavoli tondi ed una insegna luminosa, sito all’angolo di una strada che può appartenere ad una qualsiasi città italiana. Quel che conta è ciò che in questo posto avviene: un uomo (Valerio Mastandrea), seduto tutti i giorni allo stesso tavolino, fa colazione, pranza e a volte si intrattiene sino a notte fonda. La sua attività sembra essere quella di ascoltare ed esaudire i desideri di sconosciuti che, avvicendandosi al suo cospetto, gli chiedono di cercare una soluzione ai propri problemi. La soluzione di ogni cosa sembra essere contenuta in una grande agenda dal fodero in pelle nera, sulla quale l’uomo annota ogni richiesta.

 

 

Dopo il successo di Perfetti sconosciuti, film originale e sorprendente per le dinamiche che si innescano in un gruppo di amici allo scambio dei loro telefoni cellulari, Paolo Genovese torna a sorprenderci questa volta con una pellicola dove tutto è ben delineato sin dall’inizio, senza troppe sorprese, in una costruzione di scene che si ripetono in maniera eguale. L’unica differenza la fanno i dieci personaggi che espongono le loro richieste a questo insolito “psicologo” che sembra sapere tutto sulle dinamiche dello spirito umano. Sino a quanto questi strani interlocutori oseranno spingersi per raggiungere ciò che desiderano? La cosa che appare subito chiara è proprio che per ogni richiesta c’è un prezzo da pagare: affinché il desiderio si avveri, ogni individuo può scegliere se fare o meno ciò che l’uomo chiede loro di fare ed in cambio di ciò che desiderano ottenere, viene offerta loro una soluzione da accettare in libertà, senza alcuna costrizione da parte dell’offerente. Un esercizio dunque di libero arbitrio. Ma il fine giustificherà i mezzi?

Seppur sia palese che il regista abbia voluto fare qualcosa di diverso senza cavalcare l’onda del successo ottenuto con Perfetti sconosciuti, The Place, purtroppo, rappresenta una sperimentazione che non convince. L’idea del film potrebbe essere buona se portasse a qualcosa che non sia semplicemente un esercizio di stile, rivelandosi un tentativo non perfettamente riuscito di farci fare i conti con la parte oscura che c’è in ognuno di noi.

Quanto agli interpreti, Mastandrea è l’unico che ha un ruolo realmente a fuoco, mentre il resto del cast, seppur messo costantemente sotto una lente di ingrandimento, non convince: anche la grande attrice di teatro Giulia Lazzarini (indimenticabile nel recente Mia madre di Moretti), Alba Rohrwacher ed il bravo Alessandro Borghi, risultano penalizzati pur vestendo i panni dei tre personaggi più interessanti.

data di pubblicazione:09/11/2017


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LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh, 2017 – Selezione Ufficiale

LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh, 2017 – Selezione Ufficiale

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Ironia, una buona dose di umorismo e tanta leggerezza sono alla base di questo nuovo film di Soderbergh che, a giudicare dal finale aperto, fa già presupporre un sequel. Sulla scia delle tre pellicole che hanno narrato le gesta della banda capitanata da Danny Ocean, in Logan Lucky il regista assolda Channing Tatum – con lui in Magic Mike del 2002 – nella parte di Jimmy Logan, offeso ad una gamba e fratello di Clyde (Adam Driver), che invece ha perso un braccio in Iraq. Non curanti della loro proverbiale sfortuna, che li perseguita peggio di una maledizione, i fratelli Logan si apprestano ad organizzare il colpo del secolo alle spese della Charlotte Motor Speedway.

 

Il colpo avverrà durante la leggendaria gara di auto Coca-Cola 600 e ad affiancare i due fratelli ci sarà Joe Bang (un irriconoscibile quanto spassoso Daniel Craig), esperto in esplosioni che, seppur in galera, riuscirà ugualmente a partecipare al colpo: “l’ingrediente” principale per costruire la sua bomba saranno due confezioni di caramelle gommose a forma di orsetti, di quelle che si acquistano al luna park! E così: tra una serie di goffi incidenti, una ex moglie intenta solo ad iscrivere la figlia a stupide gare da reginetta di bellezza, improbabili soci che partecipano alla rapina andando contro i dettami della loro “morale”, stupidi piloti vanesi che in qualche modo intralciano i Logan nella loro “folle corsa” ed un integerrimo agente dell’FBI che vuole vederci più chiaro (interpretato dalla irriconoscibile Hilary Swank, rigida come se avesse ingoiato una scopa), il colpo sembra andare incredibilmente a buon fine…

È un’America profonda e sempliciona al tempo stesso quella che emerge da questa pellicola, grazie ad un impacciato gruppo di ladri ingenui, certamente non glamour come la banda della trilogia Ocean’s, ma piuttosto con caratteristiche più accostabili a certi personaggi visti nei film dei Coen.

Divertente, leggero, autoironico (il regista si cita nel film), ben interpretato, con brani musicali ben scelti ed un finale non banale che ci fa sognare un po’ senza che tutti i tasselli tornino al proprio posto, Logan Lucky è intrattenimento di qualità. Distribuisce Lucky Red.

data di pubblicazione:02/11/2017








LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh, 2017 – Selezione Ufficiale

ABRACADABRA di Pablo Berger, 2017 – Selezione Ufficiale

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Titolo emblematico per una pellicola ad alto tasso di follia, in cui una casalinga trascurata, un marito insensibile e dai modi bruschi, un cugino particolarmente galante e l’ipnosi si incontrano tra le vie periferiche di Madrid, dando origine ad una commedia esilarante, dal finale un po’ prevedibile.

 

Carmen, per andare al matrimonio della cugina, vuole essere particolarmente originale e copia da una nota rivista di gossip l’acconciatura di Madonna, ma il marito Carlos non ne vuole sapere di arrivare in orario: è più importante la finale di coppa del Real Madrid e… non è il solo a pensarla così! Durante il ricevimento, per pura e semplice goliardia, Carlos si sottopone ad un amatoriale esperimento di ipnotismo proposto a tutti gli invitati dal cugino di Carmen, da sempre suo fedele corteggiatore. È un modo come un altro per ridicolizzare quell’uomo che osa mettere gli occhi sulla sua donna, anche se lui da anni non prova più per lei alcun interesse. Ma qualcosa durante l’esperimento, apparentemente mal riuscito, sembra essere accaduto e Carlos da quel momento non sarà più lo stesso.

Si ride molto durante la proiezione di questa folle commedia di Pablo Berger, giovane regista spagnolo che nel 2014 rappresentò la Spagna agli Oscar con Blancanieves nella categoria Miglior film straniero. È quasi impossibile non pensare quanto lo stile e la filmografia di Almodóvar abbiano potuto influenzare giovani registi come Berger, che riesce con Abracadabra, in chiave ovviamente grottesca, a raccontare una storia di reincarnazione alquanto surreale, che appassiona senza grossi cali di attenzione. Peccato solo che sul finale la storia perda corpo e la soluzione a tutto ciò che il regista ha messo in scena sia un po’ banale e non all’altezza del corpo centrale del film.

data di pubblicazione:28/10/2017







LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh, 2017 – Selezione Ufficiale

MON GARÇON di Christian Carion, 2017 – Selezione Ufficiale

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Julien, rientrando a casa dopo una missione di lavoro all’estero, trova nella segreteria telefonica un messaggio della sua ex moglie che lo informa della sparizione del loro unico figlio Mathias. La polizia sembra brancolare nel buio circa le cause della scomparsa di un bambino di soli sette anni durante una gita in montagna con la scuola. Julien allora decide di cercarlo ad ogni costo.

Alla base del thriller di Christian Carion c’è la storia di due ex coniugi che ancora si rimproverano le reciproche colpe circa la fine del loro matrimonio. Lui, tutto dedito al lavoro che lo porta a viaggiare molto, e a non essere mai presente né per la moglie né per il figlio; lei (Mélanie Laurent), donna fragile e bisognosa di attenzioni, cerca conforto dopo la separazione da Julien in un altro uomo, più affettuoso e presente, che fa progetti su una loro famiglia futura in cui non c’è posto per il piccolo Mathias. I sensi di colpa e le reciproche accuse circa il perché il bambino sia sparito, prendono dapprima il sopravvento sulla storia e sulle relative indagini, che tuttavia non sortiscono l’effetto desiderato. Julien decide dunque di indagare: la soluzione arriverà solo sul finale di un film ad alto tasso di adrenalina, in cui Julien (un bravo Guillame Canet, che non delude quasi mai né da interprete né da regista) non si fermerà di fronte a nulla pur di ritrovare il figlio, sparito in piena notte dalla tenda in cui dormiva con altri bambini e che sembra svanito nel buio.

Le buone prove degli attori ed il ritmo del film, che riesce a tenere lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine, non bastano tuttavia a dare sufficiente spessore alla pellicola.

La trama non particolarmente originale, supportata da una sceneggiatura che inserisce elementi apparentemente importanti al fine della risoluzione del caso, ma che poi rimangono irrisolti sul finale, creano un po’ di delusione e ci danno la sensazione che qualcosa nel film non abbia funzionato.

data di pubblicazione:28/10/2017







LOGAN LUCKY di Steven Soderbergh, 2017 – Selezione Ufficiale

UNA QUESTIONE PRIVATA di Paolo e Vittorio Taviani, 2017 – Selezione Ufficiale

(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)

Paolo e Vittorio Taviani scrivono una nuova pagina di poesia ed incantano con Una questione Privata. Dalle righe di Fenoglio prendono magicamente corpo i personaggi di Milton, Giorgio e Fulvia, avvolti e protetti dalla loro amorosa amicizia come le nebbie delle Langhe salvaguardano i partigiani dalle rappresaglie dei fascisti. È l’estate del 1943.

Siamo ad Alba e Milton (Luca Marinelli), giovane studente universitario soprannominato così per il suo amore verso la letteratura anglosassone (e che un anno dopo diverrà il suo nome di battaglia da partigiano), fa visite giornaliere a Fulvia (Valentina Bellè), una giovane torinese sfollata per qualche tempo ad Alba presso la villa estiva dei suoi genitori. La ragazza, capricciosa ed affascinante, di cui Milton si innamora perdutamente, le è stata presentata dal suo amico fraterno Giorgio Clerici (Lorenzo Richelmy), bello e guascone. I tre iniziano un’assidua frequentazione sino a quando Milton, nell’estate del ’43, si arruola: lo ritroveremo un anno dopo partigiano tra le colline di Alba. Non essendo mai riuscito a confessarle il suo amore, Milton fa sovente dono a Fulvia di bellissime lettere d’amore, di cui la ragazza si bea ogni qual volta vuole sentirsi al centro dell’attenzione di quel giovane timido e riservato, che amava leggere in lingua stralci di Cime tempestose. Nel novembre del ’44, durante una ricognizione, il “partigiano Milton” si ritrova casualmente di fronte alla villa e si imbatte nella vecchia governante (Anna Ferruzzo) che gli confida quanto Fulvia e Giorgio si fossero frequentati assiduamente dopo la sua partenza.

Può la gelosia far fermare tutto ciò in cui si crede di più, sino ad arrivare a desiderare la morte? Inizia per questo giovane un viaggio fatto di corse estenuanti, e di stratagemmi guidati da una irrefrenabile ossessione per raggiungere quel rivale in amore che, anche lui partigiano, nel frattempo è stato catturato dai fascisti.

I personaggi del romanzo sono tratteggiati con maestria: Fulvia ad esempio è quasi irreale, è la scintilla che sconvolge Milton e se ne impossessa, sino a spingerlo in questa ricerca spasmodica del suo amico Giorgio solo per conoscere la verità sui loro rapporti, più che per salvarlo dal nemico. Bello il modo con cui i Taviani indicano il passare del tempo mutuato attraverso l’inquadratura su come cambiano le mani di Milton, così come l’importanza che danno al frusciare degli alberi che ricordano la brughiera dello Yorkshire in cui è ambientato il romanzo della Bronte. “Noi abbiamo sempre amato Fenoglio” –dichiara Paolo Taviani in conferenza stampa- “il libro ci ha dato la possibilità di esprimere quell’inquietudine che volevamo raccontare, di cui il fascismo è solo la cornice… noi non traduciamo il libro in un film ma, come fu anche per Pirandello, cogliamo quei sentimenti da trasformare, tradendo il testo… e Fenoglio, sarebbe d’accordo”.

In alcune immagini del film, che rimangono impresse nella memoria, si sente, senza udire, lo strazio della guerra all’unisono con lo strazio della gelosia che corrode le membra e l’animo di Milton, in un furore di “ariostesca” memoria, in cui la storia fa solo da tragico sfondo alla vicenda privata.

data di pubblicazione:27/10/2017