IL PALAZZO DEL VICERE’di Gurinder Chadha, 2017

IL PALAZZO DEL VICERE’di Gurinder Chadha, 2017

La corona britannica dopo anni di duro imperialismo invia in India, soprattutto per merito della lotta pacifica portata avanti da Gandhi, Lord Mountenbatten che, in qualità di Vicerè, dovrà gestire la delicata fase di transizione che porterà il Paese verso l’indipendenza. L’abilità diplomatica di questi e della sua splendida moglie Edwina serviranno tuttavia più a fronteggiare l’annoso problema della cruenta lotta tra musulmani, induisti e sikh: diversità religiose che, nonostante gli insegnamenti del Mahatma, non riescono a concepire una pacifica convivenza tra di loro. Il conflitto porterà inevitabilmente alla necessità di riconoscere il Pakistan, dove andranno a confluire le popolazioni musulmane, come una nazione autonoma dall’India.

 

Con un rilevante sfarzo di scene e costumi proprie dei colossal d’altri tempi, quando le produzioni non badavano a spese per la buon riuscita dei propri film, Il Palazzo del Vicerè della regista indiana Gurinder Chadha sembra avere tutte le carte in regola per offrire al pubblico una storia zuccherosa ma che, al tempo stesso, si lascia seguire con particolare interesse. Non sembrerebbe che lo sfondo socio-politico della vicenda sia l’elemento determinante della buona riuscita di questa pellicola, né la travagliata storia d’amore, seppur fulcro della vicenda stessa, tra il focoso induista Jeet (Manish Dayal) e la musulmana Aalia (Huma Qureshi), donna leggiadra e bellissima, entrambi casualmente a servizio nello splendido palazzo imperiale. Quello che sicuramente conquista più di ogni altra cosa il pubblico è come la regista abbia saputo conciliare vicende tragicamente storiche, peraltro supportate da splendide immagini d’archivio, con l’ambientazione della vicenda attraverso il susseguirsi di una quotidianità di palazzo dove tutto sembra funzionare con la precisione di un orologio svizzero. All’interno si riesce a cucire una convivenza tra le fazioni in lotta grazie alle buone maniere britanniche di Lord e Lady Mountenbatten, figure splendidamente interpretate da Hugh Bonneville e da Gillian Anderson, mentre all’esterno si tessono sottili trame politiche, all’inizio sconosciute persino agli stessi protagonisti, che sfoceranno poi in una lotta cruenta che mieterà milioni di vittime.

Nell’ultima edizione della Berlinale, dove il film è stato presentato, la regista anglo/indiana ha spiegato le istanze personali che l’hanno indotta ad affrontare un tema così importante: sono un doveroso omaggio al suo Paese e soprattutto alla sua famiglia, anch’essa travolta dalla divisione territoriale che portò settanta anni fa alla nascita del Pakistan come nazione autonoma. Nella maestosa cornice del palazzo si inserisce la storia d’amore melodrammatica fra i due giovani, divisi dalla religione e dalle situazioni contingenti, un Romeo e Giulietta Made in India, con una fine diversa da quella concepita dalle righe del dramma shakespeariano.

data di pubblicazione:13/10/2017


Scopri con un click il nostro voto:

L’ALTRA META’ DELLA STORIA di Ritesh Batra, 2017

L’ALTRA META’ DELLA STORIA di Ritesh Batra, 2017

Tony Webster conduce a Londra una tranquilla vita da pensionato. Separato dalla moglie da molto tempo gestisce, più che altro per hobby, un piccolo negozio di vendita e riparazione di macchine fotografiche d’epoca. Un giorno riceve una lettera da parte di uno studio legale in cui gli vengono notificate le volontà testamentarie della madre di Veronica, la ragazza con cui era fidanzato ai tempi dell’università. Il lascito, piuttosto singolare, consiste nel diario del suo migliore amico, morto suicida, che imprevedibilmente aveva intrattenuto molti anni prima una relazione amorosa proprio con la sua ragazza. Nel tentativo di venire in possesso della singolare eredità, Tony avrà modo di incontrare Veronica dopo tantissimi anni: sarà un’occasione per fare i conti con il suo passato e reimpostare i suoi affetti all’interno della famiglia.

 Anche per Tony (Jim Broadbent, premio Oscar come miglior attore non protagonista nel 2002 per il film Iris – Un amore vero), alla soglia della vecchiaia, arriva il momento della riflessione personale, una sorta di tentativo di dare una rilettura al proprio vissuto: un piccolo bilancio, un modo come un altro per raccontarsi le cose passate con una buona dose di benevolenza, trascurando l’obiettività dei fatti. Una ex moglie in carriera che lo evita, una figlia ansiosa che ha deciso di avere un figlio senza un compagno al suo fianco, un piccolo negozio per la riparazione di macchine fotografiche, sono gli elementi che compongono il microcosmo in cui si muove il protagonista, a volte scorbutico, a volte distratto, ma apparentemente appagato. La notifica di quell’insolito lascito che riapriva la ferita del tradimento del suo compagno di scuola con la sua fidanzata Veronica (da giovane Freya Mavor, da anziana Charlotte Rampling), accende in Tony una improvvisa ansia di venire in possesso di quell’ eredità come pretesto per dare un senso a tutta la sua vita, a partire dalla giovinezza in cui si innamorò di quella ragazza così enigmatica. Tony comincerà a ricucire molti tasselli mancanti alla propria storia, guardando i propri errori e le intemperanze dell’età giovanile, avviando un processo di rivisitazione dei propri amori, una donna amata e una sposata, in un groviglio di sensazioni che gli procureranno un profondo disorientamento affettivo, una sorta di crisi esistenziale che si rivelerà salutare per rimodellare un trascorso pieno di ombre e di dubbi, alla riscoperta di sentimenti sinceri dei quali lui stesso sembra non accorgersi. Tratto dal romanzo Il senso di una fine dello scrittore britannico Julian Barnes, il film, diretto dal regista emergente indiano Ritesh Batra, risulta ben articolato nel confezionare una storia che ha una sorprendente intercambiabilità nel cast, in un continuo passaggio tra passato e presente, grazie ad interpreti di primordine. Particolarmente interessante l’interpretazione di Tony da giovane da parte dell’attore Billy Howle, recentemente protagonista nel film drammatico di Dominic Cooke On Chesil Beach, tratto dall’omonimo romanzo del noto scrittore inglese Ian McEwan, appena terminato e non ancora in distribuzione.

data di pubblicazione:11/10/2017


Scopri con un click il nostro voto:

FESTA DEL CINEMA DI ROMA – PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA

FESTA DEL CINEMA DI ROMA – PRESENTAZIONE DEL PROGRAMMA

(Auditorium Parco della Musica-Roma, 26 ottobre/5 novembre 2017)

Al via la dodicesima edizione della Festa del Cinema con la presentazione ufficiale del programma da parte della Presidente della Fondazione Cinema per Roma Piera Detassis e del Direttore Artistico Antonio Monda. La Presidente, oltre a ringraziare tutte le Istituzioni pubbliche e i Partner che sostengono finanziariamente il progetto, ha voluto sottolineare quanto sia stata produttiva, anche in termini di immagine a livello internazionale, la stretta collaborazione con Antonio Monda che senza dubbio in questi tre anni di attività ha dato una sferzata di rinnovamento e di dinamicità all’evento; soprattutto una propria identità che negli anni passati era stato difficile individuare. Ecco quindi che la Festa del Cinema porterà proprio un’aria di festa nei luoghi in cui avrà luogo e non soltanto tra le sale a disposizione entro il perimetro dell’Auditorium, ma anche al MAXXI, alla Casa del Cinema, al cinema Trevi, al Policlinico Gemelli, al My Cityplex Europa ed anche a Rebibbia. Tutto ciò grazie ad un coinvolgimento capillare sia per gli addetti ai lavori che per il vasto pubblico di cinefili. Il Direttore Artistico, con la proverbiale chiarezza espressiva che lo contraddistingue, ha quindi illustrato i numeri di questa nuova edizione:

 39 i film in Selezione Ufficiale, di cui 3 in collaborazione con Alice nella Città, in apertura Hostiles diScott Cooper, film che si presenta con tutti gli ingredienti propri dei vecchi western di tanti anni fa.

6 in Tutti ne parlano, spazio dedicato ad alcuni film che sono stati già presentati al pubblico internazionale tra i quali Babylon Berlin, serie ambientata nella Berlino del 1929, The Party, con la regia di Sally Potter, presentato quest’anno alla Berlinale.

4 tra Gli eventi speciali, con film di notevole spessore quali The Place, film di chiusura di Paolo Genovese, e Spielberg diSusan Lacy, documentario in cui il regista americano confida le sue esperienze personali e i temi ricorrenti affrontati nei suoi film.

12 gli Incontri ravvicinati con registi, attori e grandi personalità del mondo della cultura e dello sport. Tra questi l’attesissimo incontro con David Lynch, al quale verrà assegnato il Premio alla Carriera, e Xavier Dolan, che a soli ventotto anni ha già un curriculum professionale di tutto rispetto.

4 Preaperture, tra queste la Ragazza nella Nebbia di Donato Carrisi e Terapia di coppia per amanti diAlessio Maria Federici.

Retrospettiva, sezione curata da Mario Sesti, che si terrà al Cinema Trevi e che studierà i diversi generi della cinematografia italiana.

Restauri e Omaggi, in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, propone quattro film in versione restaurata quali Dillinger è morto diMarco Ferreridel 1969 e Miseria e Nobiltà di Mario Mattoli del 1954, con l’indimenticabile Totò.

Film della Nostra Vita, vale a dire pellicole scelte dai singoli membri del comitato di selezione nell’ambito dei musical quali Hair scelto da Antonio Monda e West Side Story scelto da Valerio Carocci.

Questi i punti principali del programma, poi integrato da numerosi eventi speciali che accompagneranno i dieci giorni della Kermesse.

Tutto sicuramente di grande interesse specialmente per l’accurata scelta effettuata dai selezionatori che hanno tenuto conto della qualità intrinseca delle pellicole, senza cercare di dare risalto ad un settore specifico o ad una provenienza particolare. Al riguardo si rileva che quest’anno saranno ben 31 i Paesi partecipanti, il che dimostra come l’evento capitolino stia conquistando rilevanza sempre più consistente a livello internazionale. Accreditati, come nelle passate edizioni, vi terrà costantemente e puntualmente informati sui fatti più significati e sui film in programma, in selezione ufficiale e non, con le proprie impressioni ed i propri commenti.

data di pubblicazione:10/10/2017

120 BATTITI AL MINUTO di Robin Campillo, 2017

120 BATTITI AL MINUTO di Robin Campillo, 2017

Alla fine degli anni Ottanta, sulla scia dell’omologo americano, nasce a Parigi l’Act Up – Paris, associazione che si propose di sensibilizzare le masse al problema dell’Aids, quell’epidemia che oggi tutti conosciamo e che in quegli anni mieteva migliaia di vittime, in gran parte nella cerchia degli omosessuali e dei tossicodipendenti. Il folto gruppo di partecipanti, quasi tutti sieropositivi al virus HIV, mediante azioni molto provocatorie e mai violente intese così scuotere l’opinione pubblica, per spingere la classe politica di allora a prendere seriamente in considerazione il fenomeno e a promuovere una mirata azione preventiva nelle scuole e nelle università.

 

Gli attivisti che gremiscono la sala dove si svolgono le riunioni periodiche del movimento Act Up indossano una maglietta con la scritta Silenzio=Morte, a significare che in quegli anni terribili la classe politica preferiva ignorare il problema dell’Aids, evitando di impiegare i media al fine di presentare alla popolazione la natura dell’epidemia virale e i mezzi per prevenirla o meglio evitarla. Mentre migliaia di uomini ogni anno morivano devastati da atroci sofferenze, le case farmaceutiche prendevano intanto tempo per sperimentare farmaci retrovirali che avrebbero portato nelle loro casse immensi guadagni. L’azione di Act Up era mirata a svolgere una guerra non violenta, ma esclusivamente di sfida, mediante utilizzo di falso sangue da spargere ovunque facessero irruzione, proprio per scuotere quell’establishment politico-sanitario che con la propria indifferenza contribuiva paradossalmente al diffondersi del contagio letale. Nato in Marocco, ma cresciuto in Francia, Robin Campillo è da ritenersi oggi uno dei più noti registi emergenti francesi soprattutto per l’esperienza pluriennale acquisita come sceneggiatore accanto al pluripremiato regista Laurent Cantet (La classe – Entre les murs che gli valse la Palma d’Oro al 61esimo Festival di Cannes). Il film nasce dall’esigenza, da parte del regista, di raccontare la propria esperienza come militante all’interno del movimento che lo aveva portato a partecipare attivamente a diverse azioni provocatorie assieme ad altri componenti del gruppo, al fine di scuotere politica e coscienze. Il prodotto è ben costruito grazie ad un attento montaggio, curato dallo stesso regista, in cui talvolta si passa dal frastuono assordante delle discoteche all’intimità sessuale della camera da letto in cui i due protagonisti Sean (Nahuel Pérez Biscayart) e Nathan (Arnaud Valois) sembrano ritrovarsi, quasi per caso, senza soluzione di continuità. La pellicola, già premiata a Cannes 2017 con il Grand Prix Speciale della Giuria e Queer Palm rappresenterà la Francia ai prossimi Oscar, ha come merito sicuramente quello di far conoscere alle nuove generazioni quello che significò in quegli anni il diffondersi dell’Aids, dal momento che oggi se ne parla davvero poco e forse, per molti giovani, il problema è del tutto ignorato. La storia d’amore tra Sean e Nathan, che si inserisce silenziosamente tra le pieghe del racconto, ci trascina ma non ci commuove più di tanto: siamo ben lontani dalle reazioni al film Philadelphia quando anche il più incallito omofobo, senza darlo a vedere, fu coinvolto emotivamente e ne rimase sconvolto.

data di pubblicazione:04/10/2017


Scopri con un click il nostro voto:

IL CONTAGIO di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, 2017

IL CONTAGIO di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, 2017

In una Roma dei nostri giorni dove il malaffare sembra dilagare come un’epidemia che contagia in egual misura il corrotto ed il corruttore, Marcello e Mauro sono vittime e carnefici al tempo stesso di un sistema dominato dal potere e dal denaro. Un panorama attualissimo di una città oramai al massimo del degrado morale, dove ai cittadini inermi non rimane altro che constatare l’impunità di ogni atto criminale che invade il settore del pubblico e del privato come qualcosa di ineluttabile, che impera, senza riuscire a scorgere alcuna possibile via di scampo.

Il Contagio, presentato quest’anno al Festival del Cinema di Venezia nella Sezione Giornate degli Autori, è tratto dall’omonimo romanzo di Walter Siti, docente universitario di letteratura italiana conosciuto per i suoi saggi su Montale e Pier Paolo Pasolini, romanziere e vincitore nel 2013 del Premio Strega con il libro Resistere non serve a niente. All’interno di un grande condominio di una non identificata borgata romana si intrecciano vari personaggi femminili che devono affrontare una amara quotidianità senza poter contare sul sostegno dei propri uomini: individui deboli e incapaci di prendersi qualsiasi responsabilità, tutti rivolti a soddisfare unicamente le proprie esigenze personali. Tra questi spicca la figura di Marcello (Vinicio Marchioni), cocainomane che passa tutta la giornata a curare il proprio corpo in palestra, trascurando la moglie Chiara (Anna Foglietta) che deve sobbarcarsi ogni carico domestico vivendo nell’attesa di una benché minima attenzione da parte del marito. Minacciato di morte da una trafficante di droga, al quale deve una ingente somma di denaro, Marcello cerca il sostegno economico del professore Walter (Vincenzo Salemme) con il quale intrattiene una relazione amorosa. Nel palazzo viene intanto ad abitare Mauro (Maurizio Tesei) insieme alla moglie Simona (Giulia Bevilacqua) che cercano subito di stringere un rapporto amichevole con i vicini di casa; Marcello rimane affascinato da Mauro che tuttavia manifesta un atteggiamento poco limpido. Spinto anche da una spasmodica ricerca di danaro facile, Mauro è interessato particolarmente allo sfruttamento dell’ondata di profughi che cercano asilo politico in Italia, divenendo socio di un pericoloso mafioso invischiato in un mega progetto per la costruzione di un centro di accoglienza.

Botrugno e Coluccini, attenendosi quando più fedelmente possibile al romanzo di Siti, hanno fatto un buon lavoro portando sul grande schermo vicende di malaffare molto aderenti alla realtà di oggi, argomenti che suscitano ancora interesse nel pubblico, nonostante il martellamento al quale si viene sottoposti oramai quotidianamente dalla televisione e dai media in generale. Ottimo l’intero cast, anche se in alcune scene l’interpretazione appare un poco sopra le righe, piccole forzature interpretative che però nulla tolgono alla credibilità dell’intera storia. Forte di un’ottima sceneggiatura, il film è sicuramente di valore, non fosse altro che per la realtà rappresentata, cruda, spietata e purtroppo tragicamente attuale.

data di pubblicazione: 02/10/2017


Scopri con un click il nostro voto: