RISACCA BRETONE – DELITTO SULLE ISOLE GLENAN di Jean-Luc Bannalec –  ed. ISBN 2021

RISACCA BRETONE – DELITTO SULLE ISOLE GLENAN di Jean-Luc Bannalec – ed. ISBN 2021

Il secondo caso del Commissario Dupin!

Tranquillo, elegante, silenzioso come una collaudata “tedesca” BMW, il tedesco Jorg Bong, in arte Jean-Luc Bannalec, finto francese, prosegue le sue storie ambientate nella francesissima Bretagna. Un po’ di suspense, personaggi garbati ed accattivanti, microcosmo umano ed ambientale locale descritto a meraviglia, una trama composita e ben articolata, varie false piste, uno stile elegante, un ritmo narrativo pacato, un’inchiesta sempre più palesemente alla maniera di Maigret. Ingredienti tutti quasi normali ed essenziali per un giallo, eppure così ben amalgamati che producono anche questa volta un piccolo buon noir, molto classico, semplice “alla vecchia maniera” ma proprio per questo interessante ed intrigante. Poca violenza, poca azione ma molto intuito e molto lavoro di indagine. Un romanzo breve, rassicurante, coinvolgente, piacevole a leggersi fino alla fine, non ci si annoia un secondo nell’avanzare verso la conclusione con una tensione che regge fino alle ultime pagine senza mai ricorrere ad artifici.

Il nostro Commissario (parigino confinato in Bretagna ormai da oltre tre anni) questa volta è nelle isole Glénan al largo della costa Bretone. Tre cadaveri lasciati sulle spiagge dalla marea … Un naufragio? Non sarà affatto come può sembrare a prima vista! Famose nel mondo per la scuola di vela, le Glénan sono al centro di questa seconda indagine, isolate, aspre e selvagge sono l’ambiente ideale per morti misteriose. Sempre caratterizzato dalla stretta connessione con la realtà della splendida Bretagna, l’autore sviluppa e migliora ulteriormente il suo stile, le sue storie ed i suoi personaggi. La narrazione si fa infatti più ricca rispetto al romanzo d’esordio, i protagonisti ed i contesti sono ben delineati, reali e coerenti, l’intrigo narrativo è ben sviluppato. Il Commissario Dupin viene caratterizzato ancor di più e meglio, se ne delinea la figura, la psicologia, le piccole manie (le antipatie, le simpatie, l’uso smodato dei caffè, l’amore per il buon mangiare…) e tutto il suo atteggiamento complessivo di “parigino in esilio” che pian piano lo rende più simpatico anche se è un uomo poco comunicativo e scontroso. Come impedirsi di pensare ad un omaggio voluto e ricercato a … Maigret ed a Simenon??

Come detto siamo infatti molto lontani dai polizieschi e dai thriller cupi e machiavellici. Scientemente l’autore ripropone atmosfere e situazioni tipiche proprio dei gialli classici centrati tutti sulle capacità investigative e ne fa una sua personale e riuscita cifra stilistica.

Risacca Bretone è un piccolo polar, ma è ben confezionato, credibile ed efficace. Bannalec si conferma anche in questa “opera seconda” come autore di polizieschi semplici e senza asperità che però coinvolgono piacevolmente il lettore e gli fanno scordare per un po’ le difficoltà di questi nostri tempi. Vedremo come evolverà nell’ultimo libro della trilogia.

data di pubblicazione:19/09/2021

 

INTRIGO BRETONE – OMICIDIO A PONT-AVEN di Jean Luc Bannalec –  ed. ISBN 2021

INTRIGO BRETONE – OMICIDIO A PONT-AVEN di Jean Luc Bannalec – ed. ISBN 2021

A dir la verità i primi tre romanzi sulle inchieste del Commissario Dupin erano già usciti in Italia per i tipi della Piemme rispettivamente nel 2013, 2014 e 2015, ma erano passati quasi inosservati ai più! Ora, sull’onda delle oltre due milioni di copie vendute, del grande successo e di una vera e propria “Dupinmania” che si è diffusa in tutto il Nord Europa ed in Francia e, non ultimo, della popolarità anche della serie tv, la casa editrice ISBN sta tentando un rilancio in Italia riproponendo le inchieste di Dupin con titoli nuovi e ben più mirati. Ecco quindi in libreria Intrigo Bretone, romanzo d’esordio e primo dei tre finora tradotti e pubblicati.

L’autore Jean Luc Bannalec in realtà è lo pseudonimo di uno scrittore tedesco: Jorg Bong che ha trovato la sua seconda patria ed il successo letterario nella francese Bretagna ove sono ambientate le indagini del suo personaggio. Dupin è un quarantenne, scapolo, parigino autentico, ma da oltre tre anni è “confinato” a Concarneau in Bretagna per aver risposto male, quando operava a Parigi, proprio al Sindaco di Parigi divenuto poi Presidente della Repubblica. Il personaggio si sta appena delineando, ma si vede già che è una persona normale, un individualista un po’ burbero, con i tratti fisici e comportamentali un po’ come … Maigret! e … come lui ha i suoi tic, vuole i suoi spazi, i suoi tempi, i suoi caffè, è un bon vivant e non si fa calpestare i piedi da nessuno. Vedremo se, col tempo, avrà anche la vitalità, l’umanità e lo humour del modello di riferimento.

Anche il libro ha lo charme desueto di un poliziesco di papà, sembra infatti proprio un buon vecchio e normale giallo, un Maigret (uno dei tanti), un polar che si basa sul ragionamento, sui metodi investigativi piuttosto che sull’azione o sull’intreccio. Un romanzo piacevole a leggere, dalla fattura classica e con un suo fascino discreto ove l’intrigo è tutt’altro che arzigogolato. Di certo non un thriller palpitante ma piuttosto una buona inchiesta, alla vecchia maniera, alla Simenon, ove la suspense non è di certo elevata e l’interesse vero è tutto sui fatti, sulle indagini e poi sui luoghi ed il paesaggio. Sulla splendida Bretagna e le sue città d’arte, il suo mare, le sue atmosfere e tradizioni. Intrigo Bretone si svolge infatti fra Concarneau e Pont-Aven, paese questo famoso per aver ospitato nell’800, Gauguin ed una comunità variegata di pittori attratti tutti dai suoi colori, dalla presenza dell’acqua dei fiumi e dell’oceano. Una sorta di eredità culturale che continua a caratterizzare la zona e che, in modo sorprendente, sarà al centro della vicenda narrata.

Di romanzi basati sulle indagini di un Commissario con sequel che, senza incidere sulla comprensione delle storie, delineano un personaggio e creano l’affezione dei lettori, ce ne sono tanti. Negli scrittori più dotati il “caso criminale” procede alla pari con le descrizioni della vita quotidiana del protagonista, dei chiaroscuri della sua personalità, delle relazioni amorose, addirittura dei gusti gastronomici: il Calvados di Maigret, le ricette di Pepe Carvalho… Ma, soprattutto ci sono poi i luoghi, presentati spesso con tale dovizia di particolari e ricchezza di atmosfere da divenire a loro volta protagonisti. E’ il caso della Bretagna di Bannalec che lascia nei lettori il grande desiderio di partire per andare a vedere i posti descritti.

Forse qualche cliché di troppo, ma peccati veniali per un romanzo d’esordio che resta comunque un bel piccolo polar, ben scritto ed accattivante, dal ritmo pacato e privo di lungaggini. Vedremo come evolveranno i successivi casi del Commissario Dupin.

data di pubblicazione:13/09/2021

LA MANO di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi, 2021

LA MANO di Georges Simenon – ed. Biblioteca Adelphi, 2021

Per i cultori di Simenon, per gli appassionati dei suoi Romans Romans, l’uscita di un suo nuovo libro può mettere in moto delle sollecitazioni psicologiche “pericolose. Pur sapendo infatti che la temporanea soddisfazione di cedere all’impulso del suo acquisto può non essere poi sempre accompagnata dalla qualità della scrittura, si corre lo stesso in libreria, come attratti da una forza irresistibile. E’ probabilmente il caso de La Mano, appena pubblicato per i tipi Adelphi.

Un romanzo “americano” perché, anche se scritto nel 1968, in esso Simenon rielabora ricordi, atmosfere, situazioni ed esperienze assorbite durante il suo soggiorno/fuga negli Stati Uniti (1945-1955). Una stagione creativa considerata dai fans dello scrittore belga fra le meno feconde per ispirazione e qualità!

La Mano, più che un noir è in effetti un’analisi introspettiva, un romanzo psicologico, cupo, senza speranze od illusioni, diretto, inquietante e crudo, “crudele” lo definì lo stesso autore. Come sappiamo a Simenon interessa soprattutto osservare la natura dell’uomo, la pena del suo esistere, capire la realtà degli umani fallimenti ed illusioni, quale che essa sia, indagare sul potere ineluttabile del Destino cui non ci si può sottrarre per quanto ci si possa sforzare. Lo scrittore vuole provare a comprendere, non certo giudicare, le vicende drammatiche dei suoi piccoli uomini. Vicende sempre profondamente umane, e proprio per questo universali ed eterne, che, se questa volta si svolgono in America, potrebbero egualmente aver luogo tanto nella sua Francia quanto ovunque.

Il protagonista Donald Dood è un avvocato di provincia, vive nel Connecticut ed è sposato da 17 anni e padre di due ragazze. Tutto sembra tranquillo ma … qualcosa si rompe in lui quando, al rientro da una festa, il suo migliore amico si è perso in una improvvisa bufera di neve e lui, uscito per soccorrerlo, in realtà non lo cerca affatto … Tutto inizia allora a crollare. In realtà è un uomo disturbato, tormentato, privo di autostima e di fiducia in se stesso. Le sue frustrazioni sono il risultato di un senso di inferiorità profonda verso sua moglie. Quando la guarda vede, vero o immaginato che sia, nello sguardo di lei solo disprezzo silenzioso mascherato da premura. Donald inizia così a guardare il mondo e se stesso in modo diverso, desidera ribellarsi, desidera quel che poteva essere e non è stato né mai sarà. Il male di vivere, l’invidia, la gelosia ed il desiderio di tradire la moglie lo avvelenano lentamente. Inizia un cambiamento che è, nel contempo, un processo di liberazione ed una follia progressiva. Una volta avviato tutto precipita progressivamente ed ineluttabilmente là dove il Destino, inesorabile, ha già deciso che la vicenda finisca … in un dramma! E’ inutile credere di aver superato i limiti, violato gli schemi, rotto le convenzioni, il senso di inferiorità, la pusillanimità restano comunque e lo stato mentale diviene presto ossessione e si degrada ancor più col crescere della tensione fino al punto di massima insostenibilità.

Simenon è un vero maestro, capace di analizzare, con profondità da psicologo, gli sconvolgimenti di una mente allo sbando. La scrittura, come al solito, è scorrevole, lo stile è asciutto ed essenziale senza estetismi letterari. La Mano è un romanzo veramente inquietante che si divora e che non si riesce a lasciare se non quando lo si è finito di leggere, ma che, ciò non di meno, lascia nel lettore una sensazione di leggero turbamento e di sottile ma persistente insoddisfazione del Simenon “americano”.

data di pubblicazione:20/07/2021

LA FELICITÁ DEGLI ALTRI di Daniel Cohen, 2021

LA FELICITÁ DEGLI ALTRI di Daniel Cohen, 2021

Durante una cena fra due coppie di amici di vecchia data, la dolce e tenera Léa (Bérénice Bejo), commessa in un negozio di abbigliamento, annuncia al marito (Vincent Cassel) ed agli amici (Florence Foresti e François Damiens) che sta scrivendo un libro che sottoporrà ad un noto editore. Tutti restano increduli, non è pensabile che possa aver successo! ed allora, per emulazione, anche gli amici provano a dar spazio alle proprie velleitarie vocazioni artistiche. Da lì in poi nulla sarà più come prima per nessuno, frustrazioni, gelosie, fatuità si contrappongono alla gentilezza ed al candore di Léa…

 

 

Finalmente “Notti Magiche” e… finalmente anche di nuovo al cinema, ma… sala deserta! Per fortuna, perché così ci si può egoisticamente godere il film come in una proiezione privata, ma anche peccato! perché ciò significa in realtà che, pur complice l’Estate, quel certo pubblico che avrebbe sicuramente affollato la sala, probabilmente non tornerà più al cinema!

Detto questo veniamo al film che Daniel Cohen ha scritto e messo in scena, dapprima in Teatro ed ora sugli schermi, riservandosi anche una simpatica caratterizzazione. Si tratta di una piccola commedia di costume molto, molto francese, sulla gelosia/invidia degli amici verso il talento degli altri e sulle velleità e le mediocrità rese ancor più evidenti dall’imprevisto successo di un’amica.

Allora è proprio vero che la felicità di uno provoca l’infelicità degli altri? Si tratta di un film che riesce a restare nei toni della commedia senza eccessive forzature pur nel realismo delle situazioni e nella veridicità della rappresentazione dei caratteri dei personaggi.

Un film francese, centrato quindi sui sentimenti, sul sentire intimo, sull’interpretazione attoriale e molto parlato. I testi, però, vista l’origine teatrale, sono perfetti, intelligenti, reali e cesellati alla perfezione, il ritmo è incalzante e gli attori, uno più bravo dell’altro, sono non solo giusti ma anche veri e complici tra loro, oltre che ben diretti. Tutto funziona perché supportato da una solida sceneggiatura. Da segnalare un insolito Vincent Cassel che, fuori dai suoi abituali ruoli da macho, dà vita a un uomo fragile, insicuro, con una totale identificazione e credibilità. Al centro, ovviamente, la dolce, bella e brava Bérénice Bejo. Brillanti i due coprotagonisti, velleitari e senza talento quanto basta. L’origine teatrale è molto evidente ma il film, piano piano, decolla coinvolgendo e divertendo con garbo leggero, senza volgarità. Davvero una piccola, simpatica commedia umana. Non aspettatevi un capolavoro – del resto non ha nemmeno l’ambizione di esserlo – perché La Felicità degli Altri è solo un film agrodolce, gradevole e piacevole a vedersi che fa anche riflettere sulla fragilità delle situazioni umane che possono apparire spesso stabili ma, in realtà, un semplice nonnulla, anche positivo, le può far traballare e modificare non necessariamente in peggio. Un piccolo film che fa passare 140 minuti piacevolmente, il che non è affatto poco, tutt’altro!

data di pubblicazione:14/07/2021


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IL METODO KOMINSKY di Chuck Lorre – Terza Stagione su NETFLIX, 2021

IL METODO KOMINSKY di Chuck Lorre – Terza Stagione su NETFLIX, 2021

Sandy Kominsky (Michael Douglas)mancato grande attore hollywoodiano riconvertitosi da tempo in insegnante di recitazione per giovani aspiranti attori, si barcamena da tempo, con notevole dose di autoironia, fra disillusioni ed ansie legate all’età. Questa volta, scomparso il suo affermato agente e migliore amico Norman (Alan Arkin), il nostro Sandy è costretto ad assumere nuovi ruoli ed affrontare da solo nuove responsabilità rientrando anche in contatto, complice il matrimonio della figlia, con la sua ex moglie Ros (Katleen Turner) …

Succede ormai spesso nelle Serie Fortunate: le prime due stagioni sono ottime, poi, purtroppo le successive, pur tanto promosse ed attese fra i fans, ineluttabilmente non mantengono gli alti livelli e … alla fine … resta solo quel gusto un po’ amaro, di aspettative un po’ disattese!

E’ il caso anche dell’attesissima Terza Stagione de Il Metodo Kominsky del maestro delle sit com Chuck Lorre, appena andato in onda su Netflix. Perché? Perché è venuto a mancare un coprotagonista del calibro di Alan Arkin che nelle prime due stagioni aveva fatto veramente scintille in splendida, caustica, brillante complicità con Michael Douglas. Con la sua scomparsa viene infatti a mancare quel gioco sottile di ironia, di dialoghi, di contrappunti pungenti e di situazioni paradossali che la sceneggiatura aveva abilmente saputo costruire sui due personaggi di “giovani scapestrati anziani”, sui talenti recitativi ed interpretativi della splendida coppia Arkin/Douglas.

Comunque sia e con molta furbizia e consapevolezza degli autori, l’ombra dello scomparso Norman/Arkin si proietta egualmente su tutta la Terza Stagione, anche se il posto del vecchio amico viene in qualche modo preso da Katleen Turner (irriconoscibile!!Ahinoi quanto lontani gli splendori di Brivido Caldo 1981 o di All’inseguimento della pietra verde 1984) riproponendo con palesi ammiccamenti e riferimenti ai loro film passati, i vecchi e collaudati giochi di coppia dei due talentuosi attori.

I dialoghi sono sempre ben costruiti, quasi col cesello, caustici, cinici, ironici, brillanti ed a ritmo continuo. Gli altri protagonisti sono altrettanto bravi e giusti, come sempre nei film americani, un casting veramente perfetto in tutti i ruoli anche quelli più marginali, divertente ed autoironico poi il cameo di Morgan Freeman.

I nuovi sei episodi sono concentratissimi, solo 27 minuti ciascuno! Non si mena il can per l’aia e vanno quindi subito all’essenziale! con un ritmo, uno script ed un montaggio veramente incalzante e sostenuto, con uno humour talvolta nero ma pur sempre, alla fine, gradevole. Forse, rispetto alle precedenti due stagioni sono un po’ troppo sottolineati gli accenti drammatici e c’è qualche cliché di troppo, quasi come se l’iniziale verve creativa e pungente si fosse stancata, appannata e intristita! Comunque sia, pur con queste pecche, questa Terza Stagione resta ancora uno spettacolo piacevole e godibile frutto evidente di un’elevata professionalità collettiva, e pur sempre fra le cose migliori vedibili nello scenario un bel po’ deludente delle offerte attuali.

Il Metodo Kominsky continua a funzionare! funziona!

data di pubblicazione:10/06/2021