THE GOOD MOTHERS di Julian Jarrold ed Elisa Amoruso, serie Disney+, 2023

THE GOOD MOTHERS di Julian Jarrold ed Elisa Amoruso, serie Disney+, 2023

Le storie di cinque donne si intrecciano sul palcoscenico della lotta tra Stato e ‘Ndrangheta, restituendo un affresco realistico e “non spettacolare” della criminalità organizzata e delle dinamiche che tengono in piedi un mondo parallelo basato sulla solidità delle relazioni familiari.

 La ‘Ndrangheta è un fenomeno criminale fondato sulla “famiglia”, che, intesa anzitutto come vincolo di sangue, enfatizza il concetto di “lealtà”, rendendo estremamente limitato, negli scorsi decenni, il fenomeno dei collaboratori di giustizia. Negli ultimi anni sembra che i dati stiano subendo una graduale inversione di tendenza, facendo registrare un progressivo aumento dei “pentiti di ‘Ndrangheta”.

The Good Mothers racconta, in maniera delicata, profonda e mai banale, uno dei talloni d’Achille della mafia calabrese. ‘Ndrangheta significa “famiglia”, a sua volta intesa come la cellula elementare di una società di chiaro stampo patriarcale, in cui le donne sono ridotte a mere esecutrici degli ordini del marito, del fratello o del cognato, sulla base di matrimoni ispirati da strategie di alleanze o, semplicemente, dall’esigenza di rendere inoffensiva, il prima possibile, una ragazza che pretenda di far valere la propria autonomia.

Anna Colace (Barbara Chichiarelli), sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, è convinta che proprio intercettando l’insoddisfazione e la rabbia delle donne che, in fondo, vogliono solo essere delle “buone madri”, si possa affondare il colpo decisivo al cuore di un’organizzazione criminale fortemente radicata nelle viscere del suo territorio.

La storia di Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti), che ha scelto la strada della collaborazione con la giustizia, esponendo se stessa e sua figlia Denise Cosco (Gaia Girace) a una vita di fuga e di isolamento, dimostra chiaramente quanto dolorosa possa rivelarsi la “via della liberazione”, anche a causa di uno Stato che non sempre riesce a tutelare i suoi cittadini più vulnerabili.

La dottoressa Colace punta tutto su Giuseppina Pesce (una straordinaria Valentina Bellè): una donna che, sebbene più capace di tutti gli uomini della sua famiglia, si trova costretta a un ruolo gregario, nell’organizzazione e nella vita privata.

Anche il marito di Maria Concetta Cacciola (Simona Distefano), come quello di Giuseppina, è in carcere: sua moglie è costretta ad aspettarlo e a rispettarlo, subendo maltrattamenti dolorosi e umilianti da parte di una famiglia preoccupata solo di “salvare l’onore”.

Denise, raccogliendo il testimone scomodo e ingombrante di Lea Garofalo, sceglie di non rassegnarsi, seguendo quella via di speranza, di coraggio e di riscatto che, in un paese civile, non dovrebbe più rappresentare un atto di estremo e temerario eroismo.

The Good Mothers, basato dall’omonimo romanzo di Alex Perry, vince la prima edizione dei Berlinale Series Award. La scrittura, la regia, la fotografia e il cast compongono un mosaico convincente e coinvolgente, che, pur lontano dai toni “epici” di Gomorra e di Suburra, restituisce un affresco credibile di una criminalità spesso silenziosa, che fonda la propria pretesa invincibilità sull’indifferente accettazione di modelli socio-culturali tanto radicati quanto inaccettabili.

Dal 5 aprile 2023 The Good Mothers è disponibile, in sei episodi, su Disney+ e su Hulu per il mercato statunitense.

data di pubblicazione: 01/05/2023

MIA di Ivano De Matteo, 2023

MIA di Ivano De Matteo, 2023

Una giovane ragazza, un legame affettivo che si traduce in un controllo ossessivo e manipolatorio, l’impotenza di fronte a quella logica del possesso che conduce alla inevitabile distruzione della “propria” donna.

Mia (Greta Gasbarri) sta vivendo la sua adolescenza in modo straordinariamente normale: il liceo, la pallavolo, le feste con gli amici, uno spesso strato di rossetto sulle labbra, i balletti su Tik Tok. Suo padre Sergio (Edoardo Leo) e sua madre Valeria (Milena Mancini) osservano la loro bambina mentre diventa una donna, cercando di mantenere quella “distante vicinanza” che, a fatica, raggiunge il suo punto di equilibrio. Quando nella vita di Mia irrompe Marco (Riccardo Mandolini), la quiete già precaria, che il “capofamiglia” Sergio si sforza di preservare a tutti i costi, viene spazzata via da una tempesta tanto inattesa quanto furiosa. Marco ha già vent’anni, esibisce il fascino dell’esperienza e in poco tempo riesce a legare a sé Mia. Il suo, però, è solo un insano desiderio di possesso e di controllo, che finirà per trascinare Mia e la sua famiglia in un vortice distruttivo e asfissiante, fatto di annullamento, senso di colpa, rabbia e vergogna.

Come con Gli equilibristi e I nostri ragazzi, Ivano De Matteo porta in scena il cinema che si confronta con temi politico-sociali, raccontando una contemporaneità spesso distorta dai toni di certe narrazioni qualunquiste. Un tema importante, quello raccontato da Mia, anche se il film non risulta sempre all’altezza della sfida. La scrittura, a tratti forse frettolosa e ingenua, indulge a qualche stereotipo di troppo, restituendo l’impressione, specie nella prima parte del film, di restare spesso in superficie rispetto a dinamiche e a personaggi che avrebbero meritato di essere scandagliati in maniera meno prevedibile. Quell’aggettivo possessivo “Mia”, che campeggia nel titolo, sintetizza troppo efficacemente lo sviluppo del film, che quasi mai riesce a cogliere veramente di sorpresa lo spettatore.

Sebbene il finale ceda a una spettacolarizzazione non del tutto necessaria, è significativo che proprio in questo momento facciano la loro comparsa lo Stato, il codice penale e le sentenze pronunciate “in nome del popolo italiano”, ma non, questo è il punto, per “rendere giustizia” a Mia.

Resta da accogliere con favore la scelta del cinema italiano di confrontarsi con il fenomeno della violenza contro le donne, ricettacolo e amplificatore di quegli stereotipi di genere che solo un dibattito pubblico serio e consapevole può contribuire a lasciar emergere, alimentando la speranza, forse utopica, di una sfida che si riesca a vincere più sul piano culturale che su quello giuridico-penale.

Una “menzione di merito” va, infine, alla città di Roma, che, con la maestosità popolare di Trastevere e Testaccio, si trasforma nel teatro perfetto di una storia come tante altre, eppure da ogni altra differente.

data di pubblicazione: 18/04/2023


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OSCAR 2023

OSCAR 2023

Everything Everywhere All at Once, secondo molti pronostici, ma anche con qualche scetticismo, è l’autentico trionfatore della notte degli Oscar 2023. Il film di Daniel Kwan e Daniel Scheinert si aggiudica sette delle statuette più prestigiose: miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista (Michelle Yeoh), migliore attrice non protagonista (Jamie Lee Curtis), miglior attore non protagonista (Ke Huy Quan), miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio.

Nell’Olimpo dei premi più ambiti si ritaglia il suo posto Brendan Frase, per la sua commovente interpretazione in The Whale di Darren Aronofsky

La migliore sceneggiatura non originale è quella di Sarah Polley per Women Talking – Il diritto di scegliere.

Avatar – La via dell’acqua porta a casa i migliori effetti visivi.

Il miglior film d’animazione, invece, è Pinocchio di Guillermo del Toro.

Nessun risultato positivo per gli italiani in gara: Alice Rohrwacher, candidata con il cortometraggio Le pupille, e Aldo Signoretti, nella categoria del miglior trucco.

Qui di seguito la lista completa delle canditature e dei premi!

 

Miglior film

Everything Everywhere All at Once, regia di Daniel Kwan e Daniel Scheinert

Avatar – La via dell’acqua (Avatar: The Way of Water), regia di James Cameron

Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin), regia di Martin McDonagh

Elvis, regia di Baz Luhrmann

Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), regia di Edward Berger

The Fabelmans, regia di Steven Spielberg

Tár, regia di Todd Field

Top Gun: Maverick, regia di Joseph Kosinski

Triangle of Sadness, regia di Ruben Östlund

Women Talking – Il diritto di scegliere (Women Talking), regia di Sarah Polley

 

Miglior regista

Daniel Kwan e Daniel Scheinert – Everything Everywhere All at Once

Martin McDonagh – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Steven Spielberg – The Fabelmans

Todd Field – Tár

Ruben Östlund – Triangle of Sadness

 

Miglior attore protagonista

Brendan Fraser – The Whale

Austin Butler – Elvis

Colin Farrell – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Paul Mescal – Aftersun

Bill Nighy – Living

 

Miglior attrice protagonista

Michelle Yeoh – Everything Everywhere All at Once

Cate Blanchett – Tár

Ana de Armas – Blonde

Andrea Riseborough – To Leslie

Michelle Williams – The Fabelmans

 

Miglior attore non protagonista[modifica | modifica wikitesto]

Ke Huy Quan – Everything Everywhere All at Once

Brendan Gleeson – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Brian Tyree Henry – Causeway

Judd Hirsch – The Fabelmans

Barry Keoghan – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

 

Miglior attrice non protagonista

Jamie Lee Curtis – Everything Everywhere All at Once

Angela Bassett – Black Panther: Wakanda Forever

Hong Chau –  The Whale

Kerry Condon – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Stephanie Hsu – Everything Everywhere All at Once

 

Migliore sceneggiatura originale

Daniel Kwan e Daniel Scheinert – Everything Everywhere All at Once

Martin McDonagh – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Steven Spielberg e Tony Kushner – The Fabelmans

Todd Field – Tár

Ruben Östlund – Triangle of Sadness

 

Migliore sceneggiatura non originale

Sarah Polley – Women Talking – Il diritto di scegliere (Women Talking)

Edward Berger, Lesley Paterson e Ian Stokell – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Rian Johnson – Glass Onion – Knives Out (Glass Onion: A Knives Out Mystery)

Kazuo Ishiguro – Living

Ehren Kruger, Eric Warren Singer e Christopher McQuarrie – Top Gun: Maverick

 

Miglior film internazionale

Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), regia di Edward Berger (Germania)

Argentina, 1985, regia di Santiago Mitre (Argentina)

Close, regia di Lukas Dhont (Belgio)

EO, regia di Jerzy Skolimowski (Polonia)

The Quiet Girl, regia di Colm Bairéad (Irlanda)

 

Miglior film d’animazione

Pinocchio di Guillermo del Toro (Guillermo del Toro’s Pinocchio), regia di Guillermo del Toro e Mark Gustafson

Marcel the Shell (Marcel the Shell with Shoes On), regia di Dean Fleischer-Camp

Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio (Puss in Boots: The Last Wish), regia di Joel Crawford

Il mostro dei mari (The Sea Beast), regia di Chris Williams

Red (Turning Red), regia di Domee Shi

 

Miglior montaggio

Paul Rogers – Everything Everywhere All at Once

Mikkel E. G. Nielsen – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Matt Villa e Jonathan Redmond – Elvis

Monika Willi – Tár

Eddie Hamilton – Top Gun: Maverick

Miglior scenografia

Christian M. Goldbeck ed Ernestine Hipper – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Dylan Cole, Ben Procter e Vanessa Cole – Avatar – La via dell’acqua (Avatar: The Way of Water)

Florencia Martin e Anthony Carlino – Babylon

Catherine Martin, Karen Murphy e Bev Dunn – Elvis

Rick Carter e Karen O’Hara – The Fabelmans

Miglior fotografia

James Friend – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Darius Khondji – Bardo, la cronaca falsa di alcune verità (Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths)

Mandy Walker – Elvis

Roger Deakins – Empire of Light

Florian Hoffmeister – Tár

Migliori costumi

Ruth E. Carter – Black Panther: Wakanda Forever

Mary Zophres – Babylon

Catherine Martin – Elvis

Shirley Kurata – Everything Everywhere All at Once

Jenny Beavan – La signora Harris va a Parigi (Mrs. Harris Goes to Paris)

Miglior trucco e acconciatura

Adrien MorotJudy Chin e Anne Marie Bradley – The Whale

Heike Merker e Linda Eisenhamerová – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Naomi Donne, Mike Marino e Mike Fontaine – The Batman

Camille Friend e Joel Harlow – Black Panther: Wakanda Forever

Mark Coulier, Jason Baird e Aldo Signoretti – Elvis

 

Migliori effetti visivi

Joe LetteriRichard BanehamEric Saindon e Daniel Barret – Avatar – La via dell’acqua (Avatar: The Way of Water)

Frank Petzold, Viktor Müller, Markus Frank e Kamil Jafar – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Dan Lemmon, Russell Earl, Anders Langlands e Dominic Tuohy – The Batman

Geoffrey Baumann, Craig Hammack, R. Christopher White e Dan Sudick – Black Panther: Wakanda Forever

Ryan Tudhope, Seth Hill, Bryan Litson e Scott R. Fisher – Top Gun: Maverick

 

Miglior sonoro

Mark WeingartenJames H. MatherAl NelsonChris Burdon e Mark Taylor – Top Gun: Maverick

Victor Prasil, Frank Kruse, Markus Stemler, Lars Ginzel e Stefan Korte – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Julian Howarth, Gwendolin Yates Whittle, Dick Bernstein, Christopher Boyes, Gary Summers e Michael Hedges – Avatar – La via dell’acqua (Avatar: The Way of Water)

Stuart Wilson, William Files, Douglas Murray e Andy Nelson – The Batman

David Lee, Wayne Pashley, Andy Nelson e Michael Keller – Elvis

 

Migliore colonna sonora originale

Volker Bertelmann – Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues)

Justin Hurwitz – Babylon

Carter Burwell – Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)

Son Lux – Everything Everywhere All at Once

John Williams – The Fabelmans

Migliore canzone originale

Naatu Naatu (musiche di M. M. Keeravani; testo di Chandrabose) – RRR

Applause (musiche e testo di Diane Warren) – Tell It Like a Woman

Hold My Hand (musiche e testo di Lady Gaga e BloodPop) – Top Gun: Maverick

Lift Me Up (musiche di Tems, Rihanna, Ryan Coogler e Ludwig Göransson; testo di Tems e Ryan Coogler) – Black Panther: Wakanda Forever

This Is a Life (musiche di Ryan Lott, David Byrne e Mitski; testo di Ryan Lott e David Byrne) – Everything Everywhere All at Once

 

Miglior documentario

Navalny, regia di Daniel Roher

All That Breathes, regia di Shaunak Sen, Aman Mann e Teddy Leifer

Tutta la bellezza e il dolore – All the Beauty and the Bloodshed (All the Beauty and the Bloodshed), regia di Laura Poitras, Howard Gertler, John Lyons, Nan Goldin e Yoni Golijov

Fire of Love, regia di Sara Dosa, Shane Boris e Ina Fichman

A House Made of Splinters, regia di Simon Lereng Wilmont e Monica Hellstrom

 

Miglior cortometraggio documentario

Raghu, il piccolo elefante (The Elephant Whisperers), regia di Kartiki Gonsalves e Guneet Monga

Haulout, regia di Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev

How Do You Measure a Year?, regia di Jay Rosenblatt

L’effetto Martha Mitchell (The Martha Mitchell Effect), regia di Anne Alvergue e Beth Levison

Stranger at the Gate, regia di Joshua Seftel e Conall Jones

 

Miglior cortometraggio

An Irish Goodbye, regia di Tom Berkely e Ross White

Ivalu, regia di Anders Walter e Rebecca Pruzan

Le pupille, regia di Alice Rohrwacher

Nattriken, regia di Eirik Tveiten e Gaute Lid Larssen

The Red Suitcase, regia di Cyrus Neshvad

 

Miglior cortometraggio d’animazione

Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo (The Boy, the Mole, the Fox and the Horse), regia di Charlie Mackesy e Matthew Freud

The Flying Sailor, regia di Amanda Forbis e Wendy Tilby

Ice Merchants, regia di João Gonzalez e Bruno Caetano

My Year of Dicks, regia di Sara Gunnarsdottir e Pamela Ribbon

An Ostrich Told Me the World Is Fake and I Think I Believe It, regia di Lachlan Pendragon

LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI di Edoardo De Angelis, serie Netflix, 2023

LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI di Edoardo De Angelis, serie Netflix, 2023

Le contraddizioni di Napoli fanno da teatro ai tormenti adolescenziali di Giovanna, trascinata nel mondo degli adulti dal mediocre conformismo dei suoi genitori e dal chiassoso attaccamento alla vita della zia Vittoria. Tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti è distribuita da Netflix, in sei episodi, a partire dal 4 gennaio 2023.

Giovanna (Giordana Marengo) affronta la sua adolescenza a Napoli, negli anni Novanta. Una bella casa al Vomero, dei genitori (Alessandro Preziosi e Pina Turco) che si illudono di “pensare comunista”, un padre che si è fatto da solo ed è diventato un intellettuale. Il già precario equilibrio di Giovanna è definitivamente travolto dall’incontro con sua zia Vittoria (Valeria Golino), della quale sembra si sia fatto di tutto per cancellare il ricordo. Un misterioso braccialetto diventa il filo conduttore della storia, che condurrà alla rivelazione di bugie, segreti e rancori.

Il “romanzo di formazione” di Giovanna passa anzitutto per una “discesa agli Inferi”: dai lustrini patinati del Vomero e di Posillipo, alle viscere carnali (ma sempre incredibilmente profumate di bucato) del Pascone, per scoprire che, in fondo, i buoni e i cattivi superano ogni barriera sociale. A farle da Virgilio, Giovanna troverà la dirompente e strabordante Vittoria, una donna senza misure, chiamata, però, a fare i conti con il metro della vita. Perché, in fondo, quando sei piccola ogni cosa ti sembra grande, quando sei grande ogni cosa ti sembra niente.

La Vita bugiarda degli adulti, tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante e dal 4 gennaio 2023 disponibile su Netflix in sei episodi, porta di nuovo sul piccolo schermo le pagine di una delle scrittrici più rappresentative della scena (non solo) italiana.

La sceneggiatura, affidata alle sapienti penne di Laura Paolucci, Elena Ferrante, Edoardo De Angelis e Francesco Piccolo, riesce ad adeguarsi ai tempi della serialità senza snaturare l’intensità del racconto. La regia di De Angelis, che a tratti sembra “sprecata” per una serie tv, è spettacolare e travolgente, a volte eccessiva, ma comunque efficace. L’interpretazione di Valeria Golino, con il suo trascinante carisma empatico, è un gioiello prezioso che, da solo, vale l’intera serie. Le musiche, in certi casi troppo “invasive”, restituiscono pienamente il clima di un decennio in cui l’entusiasmo stava lasciando il posto alla disillusione, senza che, però, ne fossimo pienamente consapevoli.

data di pubblicazione: 8/1/2023

GLASS ONION – KNIVES OUT di Rian Johnson, 2022

GLASS ONION – KNIVES OUT di Rian Johnson, 2022

Un miliardario egocentrico e megalomane, un gruppo di “amici-nemici”, un’assolata isola greca: il teatro perfetto per una “cena con delitto” che, da gioco di ruolo, diviene autentica scena del crimine, con l’immancabile e infallibile detective pronto a dipanare la trama del giallo.

Dopo Cena con delitto, Rian Johnson torna a dirigere le indagini del detective Benoit Blanc, interpretato da Daniel Craig, con un film che, fin da subito, appare non tanto come un sequel del precedente quanto piuttosto come una sua (tentata) evoluzione.

Maggio 2020. La pandemia da Covid-19 ha già catapultato il mondo nell’universo parallelo del lavoro a distanza, delle mascherine e degli abbracci pericolosi. Il miliardario Miles Bron (un magistrale Edward Norton) invita su un’isola greca il suo gruppo di amici storici: “i disgregatori”, una compagnia assortita di uomini e donne disposti a mettersi in gioco pur di sfidare le convenzioni. La ragione dell’invito è all’apparenza banale e innocua. Miles ha organizzato una “cena con delitto”, una messa in scena del suo omicidio, un gigantesco Cluedo da risolvere secondo le regole tradizionali del gioco di ruolo. Un omicidio, però, si consuma davvero nel teatro luccicante e megalomane del Glass Onion, la sontuosa residenza volta da Miles che prende il nome dalla celebre canzone dei Beatles. Spetterà a Benoit Blanc, il glaciale e implacabile detective annoiato dalla pandemia, risolvere l’enigma, a fronte di una platea di potenziali assassini che sono tutti forniti di “movente” e “opportunità”.

Il registro, almeno in superficie, sembra quello canonico del genere giallo à la Agatha Christie. Unità di tempo, spazio e luogo, un gruppo ristretto di persone tutte sospettate e sospettabili, l’acume dell’investigatore che riesce a rendere ovvie le cose complicate. Scavando più in profondità, tuttavia, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a una parodia, tanto del giallo quanto, più in generale, dello spaccato socio-culturale portato sullo schermo da Glass Onion. Miles, da regista di sontuose messe in scene, rivela ben presto la sua pochezza, circondato da caricature grottesche di figuranti egocentrici: i disgregatori, in realtà, sono biechi conformisti, attaccati più alle “tette d’oro” di Miles che a un ideale da realizzare. Anche il registro del racconto è dichiaratamente “pop”, senza alcuna solennità legata alla complessità di un’indagine, che, in fondo, così complessa non è. Lo spettatore intuisce subito di trovarsi immerso in una cipolla di vetro: tanti strati sovrapposti, ma trasparenti, in cui tutto è in bella vista per chi decida di “vederci chiaro”.

Il cast, oltre a Daniel Craig e Edward Norton, può contare su Dave Bautista, Janelle Monáe, Jessica Henwick, Kate Hudson, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr. e Madelyn Cline, tutti adeguati al ruolo.

Il film è nel complesso gradevole, anche se forse l’intento di desacralizzazione è portato troppo oltre e finisce per diventare inutilmente strabordante.

data di pubblicazione: 3/12/2023


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