LA FELICITÁ È UN SISTEMA COMPLESSO di Gianni Zanasi, 2015

LA FELICITÁ È UN SISTEMA COMPLESSO di Gianni Zanasi, 2015

Nel mondo di oggi, industrializzato e globalizzato, fondato sulla concorrenza spietata per il perseguimento della logica del profitto e dove non esistono regole morali nè si rispettano i valori e la dignità dell’uomo in quanto tale, non è impresa facile incasellare il concetto di felicità, inteso come benessere proprio e degli altri. La felicità è un sistema complesso è un film in cui semplicità e complessità vanno a braccetto e non possono essere spiegate né raccontate, ma forse possono essere capite, fermandosi ad osservare.

Il film di Gianni Zanasi ci introduce lentamente in un labirinto di situazioni estreme, molto calzanti con la società di oggi, dove per il protagonista Enrico Giusti, un Valerio Mastrandrea in stato di grazia che si conferma uno dei migliori attori italiani del momento, non risulta facile venirne fuori a causa della complessità del sistema stesso che ruota attorno a lui e nel quale si trova suo malgrado invischiato. Con alla spalle un passato privo di affetti e di certezze, abbandonato da un padre fuggito in Canada a seguito di un crack finanziario ed un fratello minore balordo ed incapace di affrontare responsabilmente una posizione chiara verso la propria ragazza israeliana (Hadas Yaron), Enrico si ritaglia un ruolo che non è né da vittima né da carnefice, ma da arbitro, facendo coincidere la sua vita privata con la sua occupazione. In maniera assolutamente consapevole lavora accanto a gente senza scrupoli, veri e propri avvoltoi, che non esitano a piombare su rampolli viziati ed incapaci di gestire i patrimoni industriali ereditati, per acquisirne i pacchetti azionari a poco prezzo. Il suo ruolo è solo quello di indurre le cavallette, come li chiama lui, a fare esattamente ciò che da soli non hanno il coraggio di fare, aiutandoli a cadere nel vuoto delle proprie vite per lasciarsi alle spalle tutto ciò che i propri padri hanno costruito in una vita di lavoro.

Ma un bel giorno arriverà anche per Enrico la classica situazione spiazzante in cui questo gioco, così ben architettato, non funzionerà più allorquando Filippo e Camilla, due giovani rimasti improvvisamente orfani di entrambi i genitori, si mostrano contrari a voler facilmente cedere allo zio e ad altri speculatori la propria quota di maggioranza del gruppo industriale che hanno ereditato. E dunque la felicità che noi tutti cerchiamo è reazione? Oppure il sistema è veramente tanto complesso che ci è negato il raggiungimento della stessa? O basta un semplice improvviso atto di apparente follia per farci scoprire che la felicità sta proprio a portata di mano, nelle cose semplici e apparentemente insignificanti come preparare una torta di mele?

Dopo Non pensarci Zanasi si conferma un regista non convenzionale che sa raccontare storie-non storie, piene di “torte di noi”, e ri-trova in Valerio Mastrandrea il suo attore feticcio in grado di esprimere sentimenti attraverso non solo le parole ma anche nell’ironia dello sguardo e in una mimica molto romana, regalandoci un personaggio camaleontico, da amare.

data di pubblicazione  29/11/2015


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MINIONS di Pierre Coffin e Kyle Balda, 2015

MINIONS di Pierre Coffin e Kyle Balda, 2015

Come si sono estinti i dinosauri? Uno dei grandi quesiti della storia trova finalmente risposta. Perlomeno nel mondo dei “bambini calvi con l’itterizia”, come vengono ironicamente descritti i Minion nel primo film a loro interamente dedicato, che ricalca cinematograficamente le orme dei pinguini di Madascar.

Sin dalle origini della terra i Minion si muovono alla ricerca di un cattivissimo capo a cui offrire la loro deferente collaborazione. Una sorta di documentario, illustremente diretto dalla voce di Alberto Angela, presenta al pubblico i “pinoli gialli”, che si distinguono per la simpatia ma soprattutto per l’estrema goffaggine: trovare un capo in grado di sopravvivere ai loro gesti inconsulti si rivela ben presto un’impresa davvero ardua, tanto da annientare l’euforia della “truppa”. A risollevare il morale ci pensano tre piccoli eroi gialli, Kevin (“con la C o con la K”), Stuart e il tenerissimo Bob i quali intraprendono un faticoso viaggio che, dopo rocambolesche avventure, li condurrà a conoscere Gru (protagonista di Cattivissimo me), ancora bambino ma già alla prese con furti incredibili.

I temi del viaggio, della ricerca, della solidarietà non sono certo nuovi nel mondo dell’animazione, ma vengono qui arricchiti da divertenti gag. In queste gag, esilaranti ma non sempre del tutto riuscite, si cela forse la pecca del cartoon, almeno se guardato con gli occhi del “pubblico bambino”. L’ambientazione di buona parte della storia nell’Inghilterra del 1968 funziona infatti da espediente narrativo sul quale innestare i simboli di una svolta epocale: dalle tute “blue jeans” dei protagonisti alla mitica chitarra di Jimi Hendrix, passando per i Beatles e la giovane Regina Elisabetta. In queste gag si ravvisa anche, tuttavia, la verosimile ragione del successo del film, se giudicato con il più consapevole sguardo del “pubblico adulto”: i buffi e adorabili Minions, anche se per motivi diversi, riescono a coinvolgere tanto i bimbi quanto i loro accompagnatori, sebbene il potenziale di comicità strutturalmente insito in queste creaturine al di là del bene e del male, esaltato quando sulla scena compaiono anche gli umani, resti a tratti inespresso non appena i Minion restano per troppo tempo “soli”, forse anche per l’assenza di autentici dialoghi tra i componenti della “truppa”.

Le voci di Sandra Bullock (Scarlett Sterminator), Jon Hamm (Herb Sterminator), Michael Keaton (Walter Nelson), Allison Janney (Madge Nelson) diventano, nella versione italiana, quelle di Luciana Littizzetto, Fabio Fazio, Riccardo Rossi e Selvaggia Lucarelli. L’alter ego americano del narratore Alberto Angela è invece Geoffrey Rush.

 

data di pubblicazione 18/09/2015


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SPOTLIGHT di Thomas McCarthy – USA (72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2015 – Fuori concorso)

SPOTLIGHT di Thomas McCarthy – USA (72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2015 – Fuori concorso)

Basato su una storia vera il film di Thomas McCarthy, presentato a Venezia nella Sezione fuori concorso, narra di un gruppo di giornalisti investigatori appartenenti alla sezione denominata Spotlight (tutt’oggi esistente) del quotidiano locale The Boston Globe. È l’estate del 2001 quando il neo direttore (Liev Schreiber) decide che la Spotlight deve accantonare le indagini giornalistiche in corso per riaccendere i riflettori su alcuni casi di abusi su minori susseguitisi una trentina di anni prima nella loro comunità ad opera di alcuni prelati, e segretati dall’omertà di alcuni componenti di spicco della società cattolica bostoniana. Coordinati da Walter Robinson “Robby” (Michael Keaton), nel gennaio del 2002 il gruppo Spotlight riuscirà a rendere di pubblico dominio la storia di un sistema di protezione attuato da un gruppo di avvocati nei confronti di alcuni sacerdoti della diocesidi Boston.

Il film di McCarthy è di estrema attualità e punta il dito non solo sull’inefficacia delle rare misure adottate dalla Chiesa nei confronti delle sue mele marce, ma soprattutto sulle violenze, oltre che fisiche anche di fede, arrecate a bambini affidati alle cure di sacerdoti, veri e propri padri spirituali, che in questo modo hanno doppiamente violentato le proprie vittime.

Ben interpretato, incalzante e realistico, non banale né retorico, in Spotlight spicca l’interpretazione di Mark Ruffalo, che in conferenza stampa ha manifestato uno spirito in linea con le sue battaglie da attivista in campagne di rilevanza politico-sociali. Sicuramente da vedere, sia per lanciare il messaggio di un ritorno al giornalismo libero ed investigativo che oramai in America è di appannaggio solo di pochi professionisti finanziati da privati, sia per invitare ovviamente la Chiesa a fare chiarezza.

data di pubblicazione 03/09/2015








72^ MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA

72^ MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA

(Conferenza stampa-Roma, 29 luglio 2015)

Sorprendente è stato l’aggettivo più usato da Alberto Barbera, Direttore della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, alla consueta conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2015.

E Barbera, che è uomo di profonda serietà, non intendeva affatto usare quell’aggettivo in senso trionfalistico, ribadendo al contrario la difficoltà di comporre un programma che accontenti le aspettative più altisonanti; il suo sorprendente si riferiva invece al contenuto di molti film che per una fortunata coincidenza ed ognuno per un diverso motivo, in qualche modo, rappresenteranno una sorpresa anche rispetto al background dei loro rispettivi autori. Barbera ha parlato anche di programma spiazzante, vario, con grandi film hollywoodiani ma anche piccole realtà; e parlando dei temi trattati ha usato spesso anche il termine disturbante. Fiduciosi ed incuriositi dalle sue parole, ci viene tratteggiato un profilo di questa edizione che conta 55 pellicole, contro le 54 dello scorso anno, e tra queste  21 sono in Concorso nelle quali si contano 4 pellicole italiane definite da Barbera “la pattuglia italiana”, ed altre 18 Fuori Concorso; ben 32 sono le pellicole nella sezione Orizzonti (di cui nell’ambiente si dice già un gran bene  e di cui sarà assicurata la trasmissione contemporanea su piattaforme streaming), definita dal Direttore Artistico un altro concorso con pari dignità rispetto a quello ufficiale.

Confermato il premio alla carriera a Bertrand Tavernier, sono attesi altri festeggiamenti centenari, altri film restaurati e l’inaugurazione di un’arena destinata soprattutto al grande pubblico che, passando per il Lido, può godersi un appuntamento cinematografico senza accrediti né prenotazioni di sorta.

Tra i grandi registi registriamo la presenza di Bellocchio, Wiseman, Sokurov, Skolimovsky, Tsai Ming Liang, Kaufman, Scorsese (con un corto interpretato da attori del calibro di De Niro, Di Caprio, Pitt); tra gli italiani in Concorso si registra il ritorno di Luca Guadagnino con un remake de La piscina. Moltissimi gli autori anche dell’America Latina, vera e propria novità rispetto alle passate edizioni, mentre ahinoi è sfumata la presenza dell’ultimo Tarantino.

 data di pubblicazione 29/07/2015