ANIME NERE di Francesco Munzi, 2014

(71ma Mostra del Cinema di Venezia- in Concorso)

 

L’imprenditore Rocco, il trafficante di cocaina Luigi ed il pastore Luciano, sono fratelli e, seppur molto diversi tra loro, sono al tempo stesso accomunati da un dolore che ha segnato per sempre le loro vite: il padre, un pastore di Africo, molti anni addietro venne ucciso dal capo del clan della famiglia Barreca sotto gli occhi di Luigi, allora appena dodicenne. Trapiantati a Milano, ma fortemente ancorati alle proprie radici, Rocco e Luigi vivono come cristallizzati in quel passato che non vogliono dimenticare, mentre Luciano, l’unico fratello rimasto nella terra natia, sembra essere il solo a non nutrire alcuno spirito di vendetta per quell’antico fatto di sangue, accontentandosi di condurre una vita semplice senza ambire ad un futuro migliore né per sé né per la sua famiglia, a dispetto dell’enorme benessere in cui invece vivono i suoi fratelli minori. Suo figlio Leo, al contrario, ragazzo irrequieto e rancoroso, che non ne vuole sapere di fare il “capraro” come il nonno ed il padre, una notte compirà, sotto gli occhi del suo migliore amico, un gesto di bullismo volutamente oltraggioso nei confronti della famiglia Barreca, scatenando una vera e propria guerra che obbligherà lo zio Luigi a tornare in Calabria per tentare una riappacificazione tra i clan della ‘ndrangheta. Girato in alcuni paesi della Locride ed in Aspromonte, “blindato” da una recitazione in dialetto calabrese cui necessitano i sottotitoli per una completa comprensione, Anime Nere, che ha ottenuto a Venezia un’unanime apprezzamento dalla stampa sia nazionale che estera, è un film sull’ineluttabilità. Rocco, Luigi e Luciano vivono una vita imprigionata in un passato che alimenta solo vendetta, resi affini solo da un destino di guerra e violenza, immutabile e senza fine, che li travolgerà. L’ottima sceneggiatura ed un gruppo di interpreti bravissimi, ci fanno dono di una pellicola di raffinata bellezza che racconta senza emettere giudizi, lasciando allo spettatore un finale aperto, in cui l’universo femminile fa da coro ad una tragedia infinita che si consuma in un ambiente claustrofobico privo di speranza.

data di pubblicazione 25/9/2014


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