28 BATTITI scritto e diretto da Roberto Scarpetti, con Giuseppe Sartori

10 Nov 2016 | Accredito Teatro

(Teatro India – Roma, 9/20 Novembre 2016)

“Ho 28 battiti al minuto. Un’emozione per me è come un terremoto.”

Alex si allena tutto il giorno, mangia solo riso bianco e va sempre a letto alle 22. Per questo motivo non ha neanche il tempo (ne può) prendersi una birra con gli amici. Una vita costretto a sacrificarsi. Ma è realmente ciò che ama? È davvero ciò cui anela?

Roberto Scarpetti indaga nella mente di un campione travolto dallo scandalo. Si sofferma sulla fragilità della persona umana, sulle motivazioni dietro quel maledetto gesto. Nel raccontare la storia “inventata” di Schwazer, il regista si focalizza sugli eventi che inducono uno sportivo a ricorrere al doping; sceglie pertanto di restringere il campo, tralasciando le ultime vicende che hanno coinvolto la medaglia d’oro di Pechino (ovvero l’ultima squalifica del Tas di 8 anni dalle competizioni sportive per aver usato una sostanza proibita), peccato perché sarebbe stato interessante toccare anche tale aspetto del drammatico caso dell’atleta trentino.

Per raccontare questa intensa storia, si affida all’energico Giuseppe Sartori: ogni suo gesto è un fendente nell’aria, qualunque suo movimento riempie prepotentemente lo spazio, ma l’anima del suo personaggio rimane vuota, anodina. L’attore dimostra tutta la sua abilità nell’interpretare il ruolo attribuitogli, ancorché per le caratteristiche fisiche (Sartori è privo di capelli, al contrario di Schwazer) e per il modo di parlare (difficile ripetere la loquela di Schwazer, soprattutto l’inflessione tedesca) non rievoca limpidamente l’atleta di Vipiteno – impressione probabilmente dovuta alle continue immagini dell’ex campione riproposte in televisione e sui quotidiani.

Sullo sfondo di questo dramma sportivo, scorrono i filmati dell’infanzia, dei luoghi degli allenamenti, delle gare di Schwazer sopra al corpo dell’ atleta mentre marcia, attraverso la tecnica della doppia esposizione. Effetto che permette la fusione del movimento ondulatorio della camminata con le immagini dinamiche proiettate, in una danza intima e suggestiva.

Se le immagini proiettate catturano l’attenzione del pubblico, non si può dire lo stesso dei suoni e luci circostanti: il tintinnio lento e continuo della pioggia che batte sulle grondaie (il quale può essere anche rilassante e piacevole in altre circostanze, ma non durante uno spettacolo teatrale) e il bagliore accecante delle luci bianche laterali (usate per avvertire della presenza degli scalini) non ci permettono di “lasciarci andare, di sentirci liberi” di poter godere pienamente dello spettacolo. E di seguire idealmente lo sportivo sulla cresta delle montagne, in uno spazio paradisiaco, tra cielo e terra.

data di pubblicazione:10/11/2016


Il nostro voto:

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ricerca per Autore:



Share This